VIVERE
VIAGGIANDO
IN SUD AMERICA
di Gianluca
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il giorno del Grito de l`Indipendencia
`Vivi un vita buona ed onorabile,
così
quando sarai vecchio e la ricorderai
potrai
godertela una seconda volta``
Dalai Lama
Sapevo che dopo aver viaggiato verso nord, cominciare a scendere a sud sarebbe significato ripassare per i posti dove ho passato la maggior parte dei miei anni messicani.
Ero entusiasta, ma anche malinconico: ben sapevo che forti emozioni, dettate dai ricordi, mi avrebbero atteso in ognuno di quei luoghi e... naturalmente, gli amici.
Avrei rivisto, a parte le mie vecchie case, tanti volti cari e tanti volti famigliari. Non parlo solamente degli amici più intimi, ci sono anche i vicini, i negozianti del quartiere e perchè no? Le bande di cani che pattrugliano ogni singola via di ogni singolo isolato di ogni singola città messicana.
Quanti addii a causa della mia indole viaggiatrice, dovrò ancora sopportare?
Dopo un anno senza essermici recato sono di nuovo nella mia beneamata Veracruz!
È successo dopo aver salutato la Huasteca Potosina; abbiamo puntato l`Acquario in direzione sud-est ed eccomi ancora una volta in questa terra dai sapori forti che ha il potere di rapirmi ed affascinarmi non tanto per la sua bellezza ma bensì per lo spirito allegro delle persone che la abitano, la complicità che la gente di questo stato trasmette ci mette subito a nostro agio.
Jarocho vuol dire ``di Vercruz``, benvenuti in questa terra dove il calore umano è cantato in rima baciata.
La Sierra della Husteca scende e scende fino ad arrivare a Veracruz dove la vegetazione lussureggiante, passando per dolci declivi, raggiunge piccole valli dai contorni più mansueti. La Huasteca è dunque finita ed eccoci in un luogo dove circa mille anni fà vivevano i Totonaca, discendenti degli Olmechi (come un pò tutti i mesoamericani...) e che qualche bel ricordo ce lo hanno lasciato nei pressi della città di Papantla.
Arriviamo al sito archeologico del Tajin che con le sue piramidi è un meraviglioso esempio dello splendore dell`arte totonaca. Come fare a descrivere tali bellezze? In effetti non si può e visto che le cose stanno così...
...
Tajin a parte, attraversando Veracruz, Tlaxcala e Morelos mi sono più che altro recato in luoghi che già conoscevo e quindi più che soffermarmi ad ammirarli mi sono dedicato a visitare amici per stare semplicemente insieme a loro a rivivere vecchi tempi.
A cosa servirebbe parlare di tutto ciò? Sarebbe come utilizzare un linguaggio che nessuno, a parte me e i diretti interessati, potrebbe capire.
...
A volte immagino la storia della mia vita come un`infinita striscia di carta bianca sulla cui lunghezza a volte vi sono disegni, a volte macchie, a volte simboli o ideogrammi che rappresentano tutti gli avvenimenti che mi sono successi. A volte immagino di prendere questa striscia, piegarla più volte su se stessa facendovi coincidere i simboli, le macchie, i disegni e gli ideogammi. Quindi bagnarla con acqua e far sciogliere le tinte per mischiarle tutte tra di loro...
nato, cresciuto e pasciuto in questo mondo cornuto
Era l`ultimo dei cinque giorni nefasti, domani sarebbe finalmente cominciato il nuovo ciclo, il popolo era in grande agitazione: bisognava gratificare gli dei, specialmente Quetzalcoatl e il dio Tajin, affinche proteggano tutti i totonachi dall`ultima notte buia e regalino un`anno clemente in quanto a pioggia e tempeste.
Quel giorno in particolare non ci sarebbe stato il gioco della Pelota che Xochi amava così tanto, la cerimonia si sarebbe svolta alla piramide de los Nichos, consacrata allo scorrere del tempo. Il papà e la mamma di Xochi erano semplici contadini che vivevano in una piccola collina appena all`esterno del centro cerimoniale consacrato al dio del tuono, Tajin. Era dovere loro e di tutti partecipare a tutte le cerimonie pubbliche.
I Totonaca (così come i Toltechi e i Maya) usavano l`anno solare di 365 giorni ma in realtà di giorni buoni ve ne erano solamente 360, gli ultimi cinque erano considerati giorni senza dei, giorni senza protezione, giorni nefasti in cui gli uomini se la dovevano sbrigare da soli insomma, per questo vi erano sempre numerose cerimonie al fine di convincere gli dei a tornare sulla terra per proteggere e benedire il nuovo anno in arrivo.
La corsa della bambina fu interrotta da un richiamo dei suoi genitori.
- Vieni qui Xochi! - che vuol dire fiore in Nahuatl.
- Guarda lassù, su quella piramide: quello è il Dio Tajin, il tuono. Oggi il sommo sacerdote sacrificherà dei prigionieri per placare la sua sete e quella di Quetzalcoatl, Dio del cambio e del movimento.
La bambina osservò attentamente la figura scolpita in un parallelepipedo triangolare, la faccia di teschio... le faceva paura. Doveva essere un Dio molto potente se aveva la voce del tuono e si sfamava con le anime dei guerrieri nemici...
La famiglia si arrestò ad una decina di metri dalla piramide, i militari bloccavano il passaggio mentre un gruppo di sacerdotesse danzanti accompagnate da numerosi musicisti, guadagnavano la strada che sboccava sulle gradinate che portavano alla cima della piramide.
- Come sono belle...
Sussurrò Xochi. Sulla testa portavano copricapi con lunghi piumaggi variopinti, il loro collo, i polsi e le cavigie erano adornati da numerose strisce di giada ed ossidiana, i loro corpi atletici dipinti con colori cerimoniali ed il loro sguardo era forte e penetrante come quello del Dio Tajin. Una danzante, bella come la luna, si voltò verso Xochi, la guardò dritto negli occhi e le regalò un bellissimo sorriso. Da quel momento la bimba cominciò a sognare di diventare, da grande, una danzante bella e forte come quella che le aveva sorriso.
Un tamburo cominciò a battere un ritmo veloce e deciso, sulla piattaforma in mezzo ai due baluastri situati sulla cima della piramide del Dio Tajin le sacerdotesse cominciarono le loro frenetiche danze che sarebbero continuate fino a notte inoltrata, fino al momento dei sacrifici.
Xochi fissava la ``sua`` danzante, stava nel bel mezzo di tutte le altre e ciò vuol dire che probabilmente era la leader del gruppo, era la che meglio ballava, quella che riusciva a proiettare sulla folla un sapore ancor più mistico e magico, così potente, così bella e così aggrazziata allo stesso tempo...
Al fianco della piramide dove si esibevano le belle ballerine ve ne era un`altra: la piramide de los Nichos.
Era più piccola, alta solamente una ventina di metri, ma era la più bella di tutte. Aveva sei livelli, le pareti tra un livello e l`altro erano coperte da una serie di nicchie quadrate lungo ogni lato della piramide. Il numero totale delle nicchie era (ed è) 365. Possedeva uno stile unico, Xochi aveva sentito dire da un commerciante amico di suo padre che nemmeno a Tula (dove viveva il Re) vi era una piramide più bella! Ve ne erano di più grandi e maestose ma, come affermava il commercinate, il Tajin possedeva una bellezza unica ed io (dal fondo della mia umile esperienza in materia, molto meno profonda di quella di un mercante totonaca) sono della stessa opinione: il Tajin non è un sito maestoso ed immenso come ad esempio Teotihuacan, ma è bello. Possiede uno stile molto grazioso ed accattivante, se le sue danzanti erano belle come le sue piramidi... rimpiango fortemente di non essere nato un migliaio d`anni fa!
È giunta la notte sul Tajin, le danze terminano sulla piramide del Dio del Tuono e a lato, la folla attende il sommo sacrificio: le pattruglie di soldati delimitano lo spazio dove, guidati dal sommo sacerdote, cinque prigionieri legati stanno percorrendo i loro ultimi passi verso l`immolazione. I loro occhi sono giallastri e vitrei, la loro volontà è stata spenta dalle droghe, entro pochi minuti, un pugnale attreverserà il loro petto e il loro sangue bagnerà le gradinate, si formerà sotto gli occhi della gente e della piccola Xochi, un ruscello di sangue che scenderà dalla piramide e che sfamerà gli dei, possano quest`anno essere gentili con noi umani.
Guidando per le strade messicane si vedono centinaia di cartelli che ci indicano la direzione che dobbiamo prendere ed i kilometri che ci mancano per arrivare in... Mexico! Quella che può sembrare un`altra delle surreali stranezze messicane si spiega con il fatto che il vero nome della capitale del paese è Distrito Federal (D.F.) ma viene chiamata comunemente Mexico; per evitare confusioni la gente quando si vuole riferire all`intera nazione usa il termine la Republica, ecco perchè in Messico si può prendere un autobus per il Messico.
Un pò la stessa cosa succede in Veracruz. La capitale dello stato non è la città che ne porta il nome ma bensì Xalapa, luogo culturale ed amministrativo che si trova presso i monti dell`entroterra occidentale del territorio
jarocho.
Per non fare confusione tra città e stato, la gente suole chiamare semplicemente el Puerto la città portuaria di Veracruz; il termine è piuttosto azzeccato: si sà che spesse volte le città portuali possiedono un atmosfera tutta particolare e Veracruz non fà eccezzione...
Dalla zona nord dove si trova el Tajin dobbiamo trasladarci fino al porto che si trova esattamente nel centro dello stato, ovviamente sulla costa. Dopo più di un mese di viaggio arriviamo sull`altro oceano, quanta gioia ed emozione! Eccoci di nuovo, finalmente, di fronte al padre di tutti di noi, quella grande distesa senza fine di acqua e vita che è il mare.
La contentezza è tanta che decidiamo di scendere lungo la costa e di passare una notte o due su qualche spiaggia; il paesaggio è ottimo: qui nel nord di Veracruz la terra ci regala dell`ottima vaniglia, la mia nuova passione!
Le acque del golfo soffrono di una pessima reputazione in quanto catalogate come sporche, algose e tropo calde, ma c`è sempre una eccezione che conferma la regola ed in questo caso ad offrircene una sono le spiagge della costa nord di Veracruz: piccole e pacifiche, vi sono miriadi di piccoli villaggi di simpatici pescatori dove è possibile affittarsi a poco prezzo una stanza in un piccolo hotel od una capanna in riva al mare, godersi i succulenti piatti veracruzani a base di pesce, calamari, polipo e gamberi e tuffarsi in un oceano tranquillo, dove si può nuotare con serenità tra le sue acque pulite che pur prive degli incadescenti colori caraibici posseggono anche loro una più umile ma apprezzabile trasparenza. Unica nota dolente: troppa immondizia sulle spiaggie!
Al puerto ci arrivviamo una domenica pomeriggio con la radio sintonizzata sulla radiocronaca della finale del campionato di calcio messicano: Pumas dell`Università Autonoma del Messico contro Chivas di Guadalajara (puma contro capre...!). Los Pumas sono la squadra di Ricardo, me lo posso immaginare nel suo piccolo ristorante a San Lui Potosí a guardare la partita circondato da tutti i suoi amici-clienti.
La partita finisce 0 a 0. Si va ai supplementari: 0 a 0. Si va ai rigori! Ricardo si starà mangiando il grembiule dal nervosismo! Rigori: 5 a 5! Si va a oltranza. Spero che a Ricardo non sia venuto un attacco cardiaco! Finalmente un giocatore de las Chivas sbaglia un rigore e los Pumas allenati da Hugo Sanchez si consacrano campioni messicani! Un Ricardo impazzito di gioia starà lanciando i suoi hamburger in strada e saltando sui tavoli del ristorante! Dobbiamo festeggiare con lui! Cominciamo a suonare il clacson in pieno centro storico e sembra che la gente apprezzi: la squadra di Veracruz (Tiburones Rojos, squali rossi) hanno come nemica giurata la squadra de las Aguilas dell`America (dove giocò Zamorano e dove gioca adesso Lopez), che sono acerrime nemiche anche de los Pumas. Ecco quindi spiegata la simpatia, quasi un allenaza, tra Puma e Squali ed ecco perchè la gente a Veracruz è comunque contenta di una vittoria che non è la loro. Continuamo a festeggiare suonando il clacson (anche a me piacciono los Tiburones) finchè salta un fusibile e rimaniamo muti, o meglio, senza voce.
Il giorno dopo ancora calcio: Italia-Danimarca...
Mi sono infilato in un piccolo negozio d`alimentari che aveva la televisione sintonizzata sulla partita, chiedo umilmente se posso restare a guardarla e vengo accolto a braccia aperte: mi portano una sedia, mi offrono una birra e guarda un pò! Il signore che sta guardando l`incontro affinaco a me è anche lui italiano! Si chiama Franco, viene dalla Sardegna e vive tra Canada e Messico lavorando come istruttore di tennis. Nel negozio d`alimentari l`ambiente si scalda e l`aria si riempe di un forte odore di mozzarella, peccato che la nazionale giochi così male, colui che dovrebbe salvarci tutti è imbronciato, sembra non abbia voglia di spettinarsi e preferisce sputare.
Michelle resta in furgone a scrivere perchè non vuole avere nulla a che fare con due italiani resi isterici da una partita di pallone. Mi disse poi che poteva ascoltare nettamente le nostre grida pur restando a duecento metri di distanza.
Ma non c`è solo calcio a Veracruz. A parte lo stadio el Pirata dove gli squali divorano tutte le capre od aquile di passaggio, c`è anche il fratello di Massimo, Andrea, uno dei miei migliori amici di sempre che stà vivendo al Puerto da un paio di mesi in compagnia della sua dolce metà Eunice, una delle tante bellezze dello stato di Veracruz.
Questo grande compagno di avventure, e non esagero chiamando avventure tutte le peripezie che abbiamo compiuto insieme negli ultimi dieci anni, se la sta passando propio bene e ne sono immensamente felice! Andrea e la sua Eunice compartono il loro piccolo nido d`Amore, come fossero Re e Regina, in un tranquillo quartiere di periferia (anche se sembra fossero in procinto di trasferirsi) dove Andrea stà per iniziare un`italianissima attività di pizzaiolo, propio come fecimo suo fratello ed io in Xalapa, sempreVeracruz. A parte questo Andrea si è portato un bel pò di tamburi e vestiti africani con l`intenzione di rivenderli e di dare lezioni di percussioni.
Abbiamo parlato tanto, ci siamo preparati un ragù prima, una lasagna poi, abbiamo lavorato insieme al semaforo, abbiamo visto qualche film e purtroppo anche Svezia-Italia... cose da amici, come sempre.
Le tre donzelle non si rivelarono poi così interessanti, anzi. Non erano passate che poche ore e già i due ragazzi si erano pentiti di aver loro offerto compagnia e protezione.
Erano seduti ad un tavolo del Barracuda che si trova ad un centinaio di metri dal molo nord nel bel mezzo del Porto. La taverna è frequentata per lo più da marinai locali e tedeschi che a quest`ora tarda della notte è solamente grazie all`alcol sciolto nei corpi che riescono a comunicare tra di loro nonostante le insormontabili differenze tra i rispettivi idiomi. Quella notte erano le tre bionde che Andrea e Gianluca recavano con loro il centro dell`attenzione per chiunque, tedesco o messicano, si trovasse al Barracuda.
In effetti una di loro si era rivelata, se non interessante, quantomeno divertente: amava la birra messicana e ne beveva in gran quantità; la sua sensibilità per le gradazioni alcoliche, per quanto basse fossero, l`aveva rapidamente resa ebria e particolarmente socievole e burlona con i marinai che, a loro volta completamente sbronzi, non si curavano o non si rendevano affatto conto di venir sfacciatamente derisi dall`allegra donzella.
Le altre due restavano a guardare intimidite, quasi senza parlare e con un`espressione che era un misto tra la paura e lo sdegno; mai si seppe a chi fossero rivolte tali emozioni, fosse ai marianai, fosse alla loro allegra comadre.
Andrea e Gianluca dal canto loro si erano gia stufati della situazione; ben sapevano che al Barracuda di azione ve ne è ben poca e che la clientela della taverna era solamente un pò chiassosa ma inoffensiva, ragion per cui avevano pensato che fosse il luogo perfetto dove portare le tre straniere desiderose di avventure ma ignare di cosa realmente un avventura al Porto possa rappresentare. I due ragazzi si pentirono presto delle loro decisioni e pensarono che era giunto il momento di metter fine a tutto ciò:
- La luna è piena ed è già alta nel cielo, amiche mie; ciò significa che gli animi stanno per scaldarsi qui nel Porto. Come promesso vi riaccopagneremo alle vostre abitazioni... è meglio per tutti.
Naturalmente la luna non aveva ancora raggiunto l`apice della sua corsa nella notte ma la bugia di Gianluca non venne colta da nessuno tranne che da Andrea che naturalmente stette al gioco. Delle tre ragazze solamente quella allegra sembrò dispiaciuta alla notizia ed impiegò un pò troppo tampo a salutare tutti i numerosi cavalieri che le si erano radunati intorno. Il tragitto dalla taverna all`hotel fù invece assai più rapido così come i saluti tra i ragazzi e le ragazze, assolutamente privi di convenevoli.
- Grazie Gianlu! Ancora mezz`ora e le avrei strangolate una per una anche a costo di mettermi contro l`intero Barracuda!
- Fosse anche stato... non ne sarebbe comunque valsa la pena. Il Barracuda è il posto più noioso di tutto il Porto.
- Verissimo! Comunque la prossima volta che vuoi dare un passaggio a qualcuno
assicurati almeno che ne valga la pena. Abbiamo perso tanto tempo prezioso!
- Non ti preoccupare e togliti gli occhiali da sole, non vedi che è notte fonda?
- Lo sò ma non ho voglia che qualcuno mi riconosca...
- E perché mai?
- Meglio passare inosservati; sempre! Anche tu dovresti metterti almeno il cappello, i tuoi capelli sono ben troppo vistosi e facilmente riconoscibili.
Gianluca mise il suo berretto a saccoccia proveniente dalla Nuova Guinea, non era del tutto convinto che un cappello con quei colori e degli occhiali scuri di notte li avrebbero aiutati a passare inosservati, ma almeno su una cosa Andrea aveva ragione... l`ultima volta che erano stati al Porto avevano causato il finimondo: una taverna venne saccheggiata e due navi affondarono, una delle quali trasportava animali destinati ad un circo così che il lungomare si riempì di zebre ed elefanti e gli squali banchettarono zebre. A parte tutto ciò la figlia di un comandante fu vista danzare nuda nella fontana di Piazza d`Armi e un intero quartiere venne dipinto di giallo e blù mentre il palco di legno allestito di fronte al palazzo municipale ardeva tranquillamente in un allegro falò ed altrettanto allegre una ventina di streghe di Catemaco vi danzavano intorno creando uno scompiglio che al Porto non si vedeva da almeno 20 Carnevali!
Si... forse era meglio (almeno per decenza) cercare di fare qualcosa per non dare
nell`occhio.
Un pò di sottecchi uscirono dal viottolo dove si trovava l`hotel delle tre donzelle e percorsero, oltrepassando da dietro le bancarelle dei venditori ambulanti, la metà del lungomare che li separava dal mercato ormai chiuso. Durante il tragitto Andrea notò che il fachiro Orsù si stava come sempre esibendo nell`angolo tra lungomare e mercato e che i begli occhioni blu della sua graziosa aiutante Estrella si incrociarono per un momento con le sue lenti scure e mentre infilava uno spillone nella guancia del fachiro, la bella ragazza gli sussurrò un bacio...
- Mi sa che non passiamo tanto inosservati...
Dovette ammettere Andrea e così facendo si sfilò gli occhiali propio mentre imboccavano l`ingresso nord di Piazza
d`Armi, senza la protezione delle lenti scure le luci e i colori della piazza accecarano per un momento il ragazzo che si fermò abbagliato. Alcuni secondi dopo stava già rimirando con il suo amico lo splendore della vigilia del Carnevale.
Piazza d`Armi è situata in un luogo che non esiste nel bel mezzo della via porticata che conduce alla piazza dove si trova il palazzo municipale di
Veracruz, la stessa dove le streghe ballarono in quell`occasione, che mai ebbe luogo, e che rese famosi i due ragazzi.
La piazza è animata dalle più svariate attività ventiquattr` ore al giorno ma è alla vigilia del Carnevale che assume tinte così sfolgoranti e piene di vita. Al centro l` incredibile fontana (la stessa dove ballò nuda la bella figlia del famoso
comandandte) di otto metri di diametro e con una scultura rappresentante un tritone adagiato su un trono d`oro circondato da otto sirene bellissime che sorreggono delle anfore da cui fuoriesce l`acqua dell`oceano che zampillando riempe un`altra vasca circolare ai piedi (o meglio alle code) delle sirene in cui nuotano otto ippocampi antichi come la città stessa. Il tutto si innalza nel centro della fonte sostenuto da otto pilastri, quattro a forma di delfino e quattro a forma di squalo, che rappresentano gli uni il bene, gli altri il male e che si alternano (come nei pilastri) il compito di sorreggere ed elevare le nostre vite simbolizzate dai magici cavallucci. Tale meraviglia non venne mai costruita da nessuno e per la gente del posto è un` icona sacra le cui acque possono essere toccate solo da una bella fanciulla (come la figlia del comandante) e solo in occasioni uniche e speciali (tale quella famosa notte).
Il pavimento della piazza è ricoperto da un mosaico su cui è rappresentata una grande rosa dei venti in verde, giallo ed azzurro che ne ricopre l`intera superficie; le case che circondano gli otto lati della piazza non hanno, stranamente, nulla di particolare... si tratta di facciate dallo stile coloniale identiche a tutte le altre esistenti nel Porto e vi vivono musicisti, pittori, prostitute e pescatori. La piazza è sempre invasa da una marea di persone che vendono palloncini, cibo, amache, erbe curative, pesce, frutta e verdura, libri, bussole e vestiti usati. Stranamente, non si vedono mai turisti. L`angolo ovest di Piazza d`Armi è riservato agli artisti, ai profeti e ai politici che in ogni ora del giorno riuniscono piccole folle di curiosi; a nord giocano sempre i bambini ed a sud si preparano (durante tutto
l`anno) i carri allegorici per il carnevale, ragion per cui si può ben capire l`eccitazione speciale di quella notte di vigilia.
All`angolo est, il solo senza imboccature di strade o vicoli, si trova l`osteria della Tigre d`Acqua , dove si recarono Andrea e Gianluca.
Dobbiamo chiarire che tale luogo è il più vecchio locale del Porto, peculiare per le sue due entrate, una riservata a coloro che vivevano del mare e l`altra a quelli che vivevano della terra; Andrea e Gianluca non entrarono da nessuna delle due, si sedettero ad un tavolo e l`oste Diego venne loro incontro squadrandoli con uno sguardo ancora più guercio del solito.
- Non ci posso credere... i due italiani più chiaccherati di tutta Piazza d`Armi fanno ritorno alla Tigre d`Acqua propio la vigilia di Carnevale! Che cosa vi siete messi in testa stavolta, Gianluca ed Andrea?
- Siamo anche noi lieti di rivederti Diego, vedo che i tuoi baffi sono sempre neri e la tua osteria sempre piena di
tagliagole...
Gianluca amava stuzzicare Diego il prudente, una delle persone più grasse del Porto a cui tutti, in realtà, volevano molto bene. Per quanto cercasse di non impacciarsi mai degli affari degli altri e desiderasse una vita tranquilla, il semplice fatto di possedere (per via di un`infrangibile catena ereditaria) la taverna più antica, importante e malfamata del Porto ne facevano una persona suo malgrato importante e condannata a conoscere tutti e ad essere sempre al corrente di tutto, mai una faccia gli si cancellava dalla memoria e mai un centesimo gli cadeva dal borsino.
- Hai poi introdotto il mio famoso Squarciabudella nel tuo menù? E i miei piccantissimi panino-pizza?
Una volta (ovvero mai) Andrea mandò all`ospedale sei clienti della Tigre d`Acqua e fece sputare fuoco ad Antonio, l`aiutante di Diego, quando affermò che non esisteva in tutto il Porto qualcosa di tanto piccante da non poter essere mangiata.
- Statemi a sentire voi due... – tagliò corto Diego, - La gente del Porto gradirebbe un Carnevale tranquillo quest`anno! Niente profezie che si compiono o streghe che ballano, vi ricordate il presidente municipale?- Quello con l`erre moscia e lo sguardo da mucca?
- ... di un pò tu, dove l`hai comprato quel berretto? Dai cannibali? Comunque si, lui! Dopo quella notte venne ricoverato in una clinica psichiatrica e sembra che adesso viva in una casa di riposo per anziani a Cuernavaca... ed ha solo 48 anni!
- Gli è andata ancora bene...
Commentò Andrea.
- È quello che dico
anch`io. Però quello che non sapete è chi è il nuovo presidente municipale...
Il tono di Diego si fece quasi divertito quando lasciò questa affermazione sospesa per aria mentre i due ragazzi si scambiarono, seri, un`occhiata dubbiosa.
- Francis Drake! – disse Diego lentamente, quasi sillabando il nome.- Il famoso pirata che per anni ha saccheggiato la Bahia de Banderas e che poi una volta giunto all`altro oceano costrinse la città di Campeche a costruire mure di cinta così alte che il sole sembrava sorgesse a mezzogiorno? – domandò Andrea.- Propio lui.
- Mai sentito nominare – rispose Andrea – Io nemmeno – aggiunse Gianluca.Questa volta fu Diego a restare senza parole, gli ci vollero alcuni secondi prima di poter sbuffare impazientemente:
- Statemi a sentire, miei bei simpaticoni, se Francis Drake non ha ancora messo una taglia sulla vostra testa è semplicemente perchè è troppo sbruffone e sicuro di se per prendersi il disturbo di pensare a due buffoni come voi ma state pur certi... – pausa... – che se combinerete qualcosa che non gli andrà a genio, quest`anno sarete voi e non le zebre a sfamare gli squali.I due ragazzi restarono immobili con un mezzo sorriso stampato sul volto a fissare la vena che cominciava a pulsare sulla tempia dell`oste ogni qualvolta che questi si arrabbiava (ovvero dieci volte al giorno). Diego li osservò a sua volta e capì che non c`era niente da fare: non sarebbe mai riuscito a metterli in guardia e un pò malvolentieri, dopo un pò disse loro:
- Beh... siamo contenti di riavervi qui, ragazzi.
- Anche noi lo siamo Diego.
- Ma per l`amor di dio fate attenzione! – questa volta, aveva del minaccioso.Gianluca gli regalò il più bello dei suoi sorrisi, gli dette una pacca sulla spalla e gli disse allegro:
- E adesso, Diego, portaci qualcosa da bere!
- Ma i soldi ce li avete stavolta?
- Naturalmente no! – rispose Andrea – ma ti assicuro che prima dell`orario di chiusura ce li procureremo!- La Tigre d`Acqua non chiude mai e ben lo sapete...
- Anche tu ben sai – continuò tranquillo Gianluca – che avrai i tuoi soldi questa notte stessa... coraggio Diego, cosa ne dici se cominciamo con un
Torito?L`oste rassegnato scese in cantina e portò ai ragazzi una delle sue pregiate bottiglie di crema di noccioline in alcol conosciute come
Torito, tipiche di Veracruz.
Rimasti soli i due ragazzi sorseggiarono il liquore denso e saporito, decantandone le virtù; quindi rimasero un pò di tempo in silenzio, l`uno di fronte
all`altro, ciascuno di loro ripensando a ciò che era successo la famosa ultima volta e cercando d`immaginare cosa sarebbe potuto
succedere nei prossimi giorni.
La Fiesta de la Candelaria
Nella valle di questo fiume vi sono una manciata di villaggi... è qui che come in un incantesimo si generano quelle arie, quelle atmosfere, quelle ispirazioni che rendono unica la terra di Veracruz. La musica, la poesia ed una forma unica di esprimersi e di vivere la vita sono tutte racchiuse qui, lungo le acque del Papaloapan che ne guardano il segreto e la purezza; in questa bella valle vivono uomini vestiti di bianco che portano un cappello di paglia a punta ed una bandana rossa intorno al collo, uomini che sotto i portici delle fattorie si trasmettono da padre a figlio l`incantesimo del folklore jarocho che qui è nato, che qui è presente e che qui continua a florire di stagione in stagione come gli alberi che crescono lungo il fiume.
La musica è principalmente suonata in son, ritmo che i veracruzani si litagano con i cubani che si trovano giusto di fronte a loro. Il Son Jarocho si suona con una piccola chitarra chiamata Jarana, intagliata in un unico pezzo di legno, altri instrumenti usati sono il requinto, il violino e il violoncello, l`arpa ed una versione esagonale del classico tamburello che viene chiamato parando.
La musica è accompagnata dalla poesia: si chiamano decime perchè composte da dieci versi ottosillabi che vengono spesso improvvisati a secondo della situazione. Parlano più che altro della vita, della terra, di cosa significa essere jarocho e naturalmente dell`Amore, ma così come possono decantare la bellezza di una dama ne possono anche descrivere certe virtù con un linguaggio ironico, fatto di doppi sensi e giochi di parole in uno stile jarocho ormai celebre, raffinato e sfrontato allo stesso tempo.
L`apice del folklore lo si raggiunge durante le celebrazioni in onore della Vergine della Candelaria (2 di Febbraio) nella piccola città di Tlacotalpan, dall`architettura squisita con porticati su tre lati di ogni casa, in cui durante una settimana prende vita una delle feste popolari più belle che ho mai visto e che racchiude in se tutto il sincretismo veracruzano.
Tradizioni coloniali, tradizioni nere, e il festival internazionale di Son Jarocho animano le tranquille vie di Tlacotalpan durante il giorno per poi regalarle, durante le ore ispiratrici della notte, le magie del Fandango.
- Questi tope sembrano non finire mai!
L`osservazione del ragazzo è sicuramente condivisa da tutti gli automobilisti messicani.
I tope sono le cunette destinate a fare rallentare il traffico stradale, ve ne sono in un numero assurdamente alto e spesso non vengono nemmeno annunciati da nessun cartello, così che i poveri conducenti sono obbligati a tenere gli occhi sempre ben fissi sull`asfalto.
- Anche dopo tanti anni al volante, ti giuro che non ho ancora smesso di odiarli.
Il camionista che stava dando un passaggio a Felipe si chiama Ugo, caricò il ragazzo ad un benzianio che si trova ad una cinquantina di kilometri da Tlacotalpan. Ugo indovinò subito, grazie alla jarana che il ragazzo portava appesa al braccio, che Felipe si recava alla Festa della Candelaria; mancavano appena cinque giorni al 2 di Febbraio e le strade dell`istmo si erano riempite di un via vai frenetico che mai si vede nel resto dell`anno in questa tranquilla valle fluviale.
- Da dove vieni ragazzo?
- Da un piccolo rancho giù nel fondo dell`istmo, vicino a quella che è la Sierra de los Tuxtla.
- Abiti vicino a Catemaco?
- Catemaco è più a sud, si trova a circa un`ora da casa mia. Ci sei stato?
- Fossi matto! Non mi piaciono streghe e stregoni!
La piccola città di Catemaco, così graziosa ed affacciata su un bellissimo lago, gode di una pessima reputazione dovuta alla presunta presenza di praticanti di arti occulte.
Ugo lasciò Felipe all`entrata della città, dopo aver salutato e ringraziato il suo benefattore, il ragazzo si diresse camminando verso il centro; attraversò la strada che costeggia il fiume e ne approfittò per salutarlo: il Papaloapan, fonte di vita ed ispirazione per tutti i Jarochos.
Nel centro fervevano i preparativi per la festa: il grande palco nella Piazza Rossa della Musica era già stato allestito, avrebbe ospitato la XXX edizione del Festival Internazionale di Son Jarocho, ma sopratutto avrebbe assistito allo svolgersi dei fandaghi.
Lo zocalo di Tlacotalpan è così bello con i suoi mosaici e le sue case colorate e mentre le vie della città già si stavano riempendo di bancarelle, dentro ai bar si potevano già ascoltare melodie jaroche di qualche jaranero che si stava scaldando la voce in vista dei prossimi giorni.
Visto che il pomeriggio era già inoltrato, Felipe decise di camminare fino ai quartieri settentrionali di Tlacotalpan, dove i tranquilli giardini gli avrebbero garantito un asilo bello e sicuro per passare la notte.
L`indomani la festa era già cominciata, Felipe scese al centro e lo trovò pieno di gente allegra che rideva, cantava, beveva... c`era chi alle tre del pomeriggio era già ubriaco, chi passeggiava facendo acquisti alle bancarelle degli artigiani, chi se ne stava seduto con gli amici e con una chitarra, chi mangiava nei ristoranti tipici... a Tlacotalpan vi sono musicisti suonando dappertutto qualsiasi genere musicale: Son Jarocho, Salsa, Mariachi, Trovadores, Cumbia, Marimberos...
Sul molo occidentale del Papaloapan Felipe trovò un vecchio amico, musicista come lui; si vedevano solamente una manciata di volte all`anno ed era sempre durante i migliori fandanghi dello stato.
- Ecco qui il compagno Felipe con i suoi riccioli neri, la sua Jarana e la sua rossa bandana. Come stai amico?
- Benissimo e tu Carlos?
Gli amici si abbracciarono e si salutarono; cominciarono a raccontarsi di come andavano le cose nei rispettivi ranchi e poi arrivò Josè, vecchio amico pure lui. Dopo Josè altri tre musicisti arrivarono uno dopo l`altro a quello che già era diventato un`allegro gruppetto.
Tutti insieme decisero di andare a mangiare qualcosa; dopo aver pranzato si congedarono e si diedero appuntamento per quella stessa notte alla Piazza Rossa della Musica.
Felipe continuò il suo giro e vide che ad un certo punto tutte le genti cominciarono ad ammassarsi sui marciapiedi dell`avenida principal (la strada principale), Felipe trovò la maniera di infilarsi nel mezzo della folla e di trovarsi un ritaglio di marciapiede per assistere alla tradizionale parata a cavallo di abiti tradizionali veracruzani. Sono un centinaio le persone che sfoggiano i più bei costumi regionali in groppa al miglior purosangue del loro rancho e per tutta la durata della festa queste persone passeggieranno per Tlacotalpan con i loro bei vestiti che hanno un tocco di stile totonaca ed olmeca.
Quest`anno Felipe aveva preparato la più bella decima che avesse mai composto ed era venuto a Tlacotalpan con l`unico scopo di trovare una dama a cui cantarla, una dama degna di quei versi. In cuor suo serbava l`immagine di una ragazza, che sognò una notte, bella come la Dea di un fiume... era convinto che l`avrebbe trovata a Tlacotalpan nel bel mezzo di un fandango, un angelo bellissimo che aspettava le sue dolci parole.
Purtroppo, la prima sera di fandango, tale angelo mai apparve, Felipe passò la notte a suonare e ad improvvisare insieme agli amici incontrati durante il pomeriggio. Si divertì parecchio ma quando finalmente andò a dormire, alle otto di mattina(!), il suo cuore era triste a causa della mancata apparizzione.
La festa continuava ed il giorno successivo avrebbe preso vita la Machogonga, di mattino quella per i bambini e di pomeriggio quella degli adulti. Si costruiscono per l`occasione grandi pupazzi di legno e stoffa e li vestono con vecchi stracci, il tutto cercando di creare personaggi bizzarri e grotteschi. Ogni pupazzo rappresenta un cattivo sentimento accumulato durante l`anno, invidia, odio, gelosia, ira, avarizia... tutte queste cose vengono ``trasmesse`` al relativo personaggio che verrà poi portato in corteo insieme fino a raggiungere un grande prato dove, tutti insieme, verranno bruciati. Ad ardere non è legno e stoffa, quelle che realmente bruciano sono le emozioni negative della gente.
Eredità lasciata dagli schiavi africani che raggiungevano le coste messicane, tali rituali in Cuba, in Haiti ed in Santo Domingo sono conosciuti come Vudù.
Neanche quella sera Felipe sarebbe riuscito a trovare il suo angelo.
Arrivò il primo di Febbraio, la vigilia della Candelaria, il giorno dei tori.
Una decina di grossi tori che sfiorano i due metri d`altezza, vengono condotti con delle barche dalla riva est del Papaloapan (dove vi sono solamente prateria e ranchos) fino alla riva ovest del fiume (dove si trova la città) e qui vengono lasciati liberi a correre tra le strade di Tlacotalpan che conosce così ogni anno il caos causato dall`adrenalina animale mischiata con quella umana. La gente rincorre i tori che poi a loro volta rincorrono la gente, i più coraggiosi ci saltano in groppa, i codardi a volte tirano una pietra all`animale ma vengono poi cacciati dalla gente intorno a loro... la gente urla, scappa, torna a vedere... la gente delle bancarelle prega il signore che un toro infuriato non gli disfi tutta la mercanzia... non vi è barriera alcuna a delimitare lo spazio tra animali e tutto il resto;
è, semplicemete, il caos.
Ogni anno vi sono alcuni feriti ma quelli gravi sono rari e ancora più rari sono i morti e quando qualcuno si fà male è perchè generalmente è ubriaco. Questa follia si trascina per qualche ora, fino a quando i tori verranno trascinati in un recinto dove prenderà luogo la charreria: il rodeo messicano.
Sembra che questa tradizione abbia origine nei tempi delle haziendas: la vigilia della Candelaria i padroni delle terre offrivano ai loro lavoratori (costretti a vivere al limite della schiavitù) qualunque cosa desiderassero. Una volta i lavoratori chiesero il miglior toro del padrone con l`unico scopo di lasciarlo libero a correre per le strade del villaggio e poterlo così martoriare di fronte agli occhi allibiti del loro usurpatore costretto ad assistere alla triste fine riservata al suo toro preferito. Una sorta di vendetta trasversale da parte di gente povera ed ignorante.
A Felipe non piaceva questa triste tradizione che con il tempo ha assunto un carattere di stampo più spagnolo e viene infatti chiamata Pamplonata.
Quella notte il ragazzo si recò quasi controvoglia al fandango e se ne andò ben presto, triste e sconfortato perchè ancora una volta non gli riuscì di trovare il suo angelo.
2 di Febbraio, Festa della Candelaria. L`eccitazione è al massimo in tutta la città.
A Tlacotalpan si beve il torito, tipico di tutto lo stato di Veracruz, ma nonostante le migliaia di litri consumati ed i numerosi ``borrachos`` mai si vide una rissa tra le sue strade.
È vero che la città è piena di gente ma alla fine stiamo parlando di una piccola aldea, quindi la festa è piccola ed ha un sapore intimo, armonioso; anche se non conosci nessuno, dopo il primo giorno sei già pieno di amici.
Felipe di amici ne aveva parecchi ma li evitava, non era dell`umore giusto per festaggiare e si sedette sul molo per ammirare la cerimonia più importante della settimana: la statua della Vergine della Candelaria viene portata, all`imbrunire, in processione su una barca lungo il Papaloapan, come fosse un regalo del fiume stesso. L`imbarcazione della statua è illuminata da una miriade di candele così come lo sono anche le decine e decine di imbarcazioni più piccole che la circondano. Quando raggiunge il molo principale, la statua viene portata fino alla vicina chiesa dove una messa solenne rende onore alla protettrice della gente che vive nell`istmo.
Finito questo rituale cattolico, Felipe si lasciò trascinare da passi lenti e svogliati lungo le vie della città, in mezzo alle bancarelle. Conobbe dei ragazzi italiani che stavano vendendo dei panzerotti che gli piacquero molto; uno di loro gli chiese come si accorda la jarana e cosa rappresenta il son, Felipe gli rispose suonando e cantando in decima:
-¿Cómo
afinar la jarana?
(-Come
si accorda la Jarana?
-algún día me preguntaste,
- tu mi chiedetti un giorno,
-¿cuál acorde, cuerda o traste
- quale accordo,
corda o tasto
da música mexicana?
dà musica messicana?
Ante tal pregunta vana
di fronte a tal vana domanda
quise dar explicación,
voletti dare spiegazione
pero me echaron montón
però mi si buttarono in cima
y no quisieron oír
e
non vollere ascoltare
lo que tenía qué decir
ciò che avevo da dire
respecto al jarocho son.
rispetto al son veracruzano.)
Bañándote en el
sereno
(Bagnandoti nel sereno
húmedo del conticinio,
umido del ...
olvidando el raciocinio
dimenticando
il raziocinio
olerás caña y centeno.
sentirai la canna e il ...
Porque en el cálido seno
Perchè nel calido seno
de la Cuenca, allá en el llano,
dell`Istmo, laggiù nella pianura
sabrás lo que es un hermano,
saprai quello che è un fratello,
sabrás qué es iniciación,
saprai cos`è l`iniziazione,
y qué representa el son
e cosa rappresenta il son
dentro del quehacer humano.
dentro agli
``affanni`` umani.)
(decime di Oscar Castro Fontana)
È difficile trovare una definizione per la parola ``Fandango``, ma questo è più o meno quello che vi ci succede: arriva un jaranero e comincia a suonare una melodia, ne arriva un altro e si unisce a lui, poi ne arrivano sempre di più ed a volte vi sono violini, panderos, arpe... I musicisti cominciano a suonare un`aria popolare che poi sfocia in continue variazioni, i versi di dominio pubblico lasciano il posto alle improvvisazioni. Nella piazza del fandango vi sono alcune piccole piattaforme di legno dove una coppia comincia a ballare ``zapateando``, ovvero colpendo e marcando con i tacchi delle scarpe il ritmo della musica. I ballerini e ballerine sono quasi sempre in abiti tradizionali così come molti dei musicisti. La gente che si reca ad ammirare tale meraviglia si raggruppa intorno agli improvvisati ensambles o si siede su una panchina per ammirare in un sol colpo d`occhio l`intera piazza, in cui ogni angolo è invaso da musici improvvisatori.
Una grande ed allegra festa.
Questo e molto altro ancora è il Fandango, non sarò mai abbastanza bravo da descriverne uno riuscendo a catturare tutta la magia che si respira in queste notti fatte di musica e poesia.
L`angelo non si vedeva ma Felipe conobbe Charly, un vecchietto completamente ubriaco ma assai simpatico. Charly aveva bevuto così tanto torito che non poteva più parlare in nessun altro modo che non fosse in rima. Parlare con lui era come parlare ad un oracolo e la sua ispiratissima ironia jarocha lo rendeva irresistibile.
Felipe decise di fargli un regalo:
Andò correndo fino al zocalo dove osservò attentamente tutte le ragazze che passavano, ne scelse due tra le più carine e le avvicinò offrendo loro uno dei suoi bei sorrisi e qualche verso di poesia, conquistandole all`istante. Le prese sottobraccio, una per parte, e le condusse da Charly. Presentò con grande galanteria le ragazze al suo amico che tutto contento cominciò a raccontare mille cose, naturalmente in rima, alle due fanciulle. Visto che le ragazze non capivano quasi nulla Charly decise che sarebbe stato più divertente prenderle in giro... un Felipe morto dal ridere osservò per una decina di minuti il suo amico giocare con le due ingenue donzelle. L`incontro dunque fù assai buffo, non durò a lungo e non si risolse in nulla di speciale, ma Charly ringraziò cordialmente Felipe e quindi gli chiese di esprimere un desiderio.
- Voglio incontrare un Angelo.
Charly lo guardò in silenzio e quindi gli rispose:
Entre
la nube me vi
(Tra le nubi mi son visto
y quise
emprender el vuelo,
e volli intraprendere un volo,
despegándome
del suelo
decollando
dal suolo
el Infinito
sentí.
l`Infinito sentii.
Se borró el
azul turquí
Si cancellò l`azzurro turchese
dando paso a
mares grises
dando passo a mari grigi
que
ornamentan con matices
che ornamentano con ...
la esmeralda
de la hoja,
lo
smeraldo della foglia,
mientras el
rocío moja
mentre la rugiada bagna
la Tierra y
sus cicatrices.
La Terra e le sue cicatrici.)
(decima di Siera Juarez)
Felipe guardò Charly sorridendogli, quindi i due amici si strinsero la mano e si lasciarono.
Il ragazzo continuò a vagare per la Piazza Rossa della Musica, si fermava soltanto ad ammairare i musicisti più vecchi. Uomini di una ottantina d`anni e che suonan la jarana da quando ne hanno sette, durante la settimana della Candelaria è più il torito che bevono del pesce che mangiano. Quanta maestria nelle loro mani! Quanta saggezza nei loro versi!
E sono i migliori quando si tratta di prendere in giro!
Felipe vide passate Carlos e Josè, li seguì per vedere dove stavano andando e mentre camminava incrociò i ragazzi italiani dei panzerotti. Si salutarono e quindi il ragazzo chiese loro dove se ne andavano così di fretta.
- Siamo andati a comprare un pò di torito ma adesso torniamo laggiù in quell`angolino dove un signore sta suonando l`arpa mentre un angelo sceso dal cielo canta con la più bella voce che ci sia.
Felipe restò immobile a bocca aperta mentre gli italiani lo lasciavan solo.
- Possibile?
Tutto confuso si diresse barcollando verso l`esiguo gruppetto di gente che stava riunito in un angolino della piazza, di fianco ad un`aiuola fiorita, avvicinandosi cominciò a sentire i delicati pizzichi sulle corde dell`arpa... e la vide.
Sedeva su una seggiola di legno, i suoi piedi calzavano dei semplici sandali di pelle, una veste bianca con fini ricami colorati incorniciavano la sua figura, i suoi capelli neri come la notte luccicavano al chiaro di luna ed erano raccolti in una lunga treccia, i suoi occhi dolci avevano un taglio quasi orientale e brillavano come stelle, la sua bocca erano due labbra fini come un`onda gentile del fiume. Sedeva composta ed elegante, come una regina, con uno sguardo nobile che sembrava quasi serio e severo, ma quanto tale sguardo si posò su Felipe egli sentì quale dolcezza di miele e profumo di fiori possedeva. Fù breve, l`angelo chiuse gli occhi e cominciò a cantare... la sua voce aveva lo stesso potere dei suoi occhi e il ragazzo, come nel suo sogno, rimase incantato... ad ammirarla.
La melodia finì senza che Felipe se ne accorse, non si accorse nemmeno degli applausi che la gente donava agli artisti... il ragazzo cominciò a recitare i suoi versi, più con il cuore che con la bocca, fissando negli occhi il suo Angelo. Di tutte le persone presenti, non ve ne è una capace di ricordare rime più belle, tutti ne furono deliziati e l`angelo regalò a Felipe un sorriso dipinto di luce.
Il fandango continuò... musica e poesia riempirono la notte dell`istmo... tutti erano contenti... tutto era perfetto.
All`alba Felipe e il suo Angelo stavano seduti sul molo deserto, uno affianco all`altra, ad ammirare i fiori che galleggiavano sulle acque vestite di nebbia del bel Papaloapan.
Sono stato per la prima volta a Tlacotalpan durante le celebrazioni della Vergine della Candelaria nel 2001, dopo quella volta ci tornai ogni anno.
Lo scorso Febbraio non potei recarmi alla bellissima festa perchè impegnato a prender cura dei miei carissimi amici acquatici, Osiris e Richard.
Le due X
È incredibile! Tutta Veracruz è completamente tappezzata di manifesti elettorali come mai ho visto in nessun altro luogo! La maggior parte sono tutti del PRI il partito rivoluzionario istituzionale (in Messico sono riusciti ad istituzionalizzare la rivoluzione...) che ci propongono, ci supplicano o a volte ci ordinano di votare un certo Fidel come governatore dello stato nelle prossime elezioni del mese di Settembre. Non voglio parlare della politica messicana, sarebbe come parlare di quella italiana o di quella di un qualsiasi altro paese...
Andrea ed Eunice hanno deciso di venire con noi a passare qualche giorno a Xalapa per poter salutare alcuni amici; in un paio d`ore arriviamo nella capitale che si stà asciugando da uno dei suoi frequenti temporali. Dopo un giro in centro andiamo a mangiarci una bella pizza, a Xalapa sono numerosi i negozi che vendono pizza e yogurt!
Entrambi a buon mercato ed entrambi ottimi; in effetti la città è famosa anche per il cibo a poco prezzo, Xalapa è città universitaria e gli studenti non hanno tanti soldi... meglio per tutti! Per la serata abbiamo organizzato un`uscita con Rossy, una mia vecchia amica dello stato di Chihuahua che vive qui per studiare nell`università delle arti nella facoltà di teatro.
Xalapa è riconosciuta per essere la città forse più culturale dell`intera repubblica, le sue università, specialmente quella artistica, sono tra le più rinomate. È qui dove c`è l`unica facoltà di fotografia del paese e la filarmonica di Xalapa è la prima in Messico, arriva gente a studiare da tutta la repubblica, dai paesi vicini e vi giungono anche studenti di alcuni famosi conservatori europei. Ogni fine settimane vi sono concerti, opere teatrali ed espozioni tutti gratuiti; più che bella, Xalapa è interessante.
Io vivevo molto vicino alla capitale, in un paesino chiamato Xico.
Tra le belle montagne dove nebbia e sole giocano perennemente a nascondino, viveva una gattina tutta bianca e con gli occhi verdi. Si chiamava Galadriel in onore della Signora degli elfi di un famoso racconto. Viveva nella casetta dei soppalchi in compagnia dei suoi tre padroni ed era molto felice: i suoi amici umani la trattavano bene, la riempivano sempre di coccole e non le mancava mai il cibo. Era a tutti gli effetti la Dama della casa. Non era tutta bianca a dire il vero, le sue orecchie erano di un color grigio scuro ed aveva la coda striata come quella di un procione. Amava molto cacciare ed è per questo motivo che i suoi padroni la soprannominarono Tigre.
Le piaceva dormire, come a tutti i felini, ma le piaceva anche, passione non comune tra i gatti, passeggiare in compagnia dei suoi padroni quando essi si recavano tra i boschi;
le piaceva così tanto che spesse volte si recava tutta sola all`avventura tra le montagne, forse credendo di essere un puma.
Un bel giorno giorno Galdriel si svegliò come sempre per prima nella casetta dei soppalchi; amava molto dormire con i suoi padroni, ognuno di loro aveva un suo soppalco personale per riposare e lei durante le notte se li girava tutti e tre per dimostrare che li amava tutti allo stesso modo. Era una mattina di nebbia ma si poteva ben capire che presto il sole si sarebbe mostrato e avrebbe riscaldato l`aria così frizzante che era un nettare da respirare. A Xico il clima cambia tre, quattro volte al giorno: dalla nebbia al sole, dal sole ad una leggera pioggerellina di goccie nebulizzate per poi passare ancora al sole e quindi ancora alla nebbia. Questo folle alternarsi di temparature piaceva molto a Galadriel ed in effetti è qualcosa di molto affascinante: le montagne che circondano il villaggio sono così belle ed i continui cambi di clima sono come continui cambi di atmosfera, perfetti per non annoiarsi mai e per ispirarsi.
Per prima cosa la gattina si lavò un poco dopodichè decise che era giunto il momento di svegliare i suoi pigri padroni, essendo molto affettuosa li svegliò uno alla volta riempiendoli di bacetti. Fece colazione, giocò un poco nel giardino ed ecco arrivare il sole, il cielo si tinse di un azzurro pulito così invitante che Galadriel decise che era una giornata perfetta da passare tra i boschi. Salutò i suoi tre amici che stavano preparando l`impasto per la pizza che vendevano i fine settimana ed uscì in strada dove incontrò subito uno di quegli animali così buffi e simpatici che però non volevano mai giocare con lei: un asino che traspostava legna accompagnato dal suo padrone. Il villaggio ne era pieno e gli asini, anche se non giocavano, erano molto più simpatici dei maiali, anche loro numerosi e che scappavano appena la vedevano. Non parliamo poi dei cani... ogni volta le si avvicinavano in quella maniera così maldestra ed assolutamente priva di grazia felina, e cominciavano ad annusarla... Galadriel si stancava presto di questi noiosissimi rituali perciò alzava il pelo, mostrava le unghie ed ecco che i cani le si allontanavano subito con la coda tra le gambe. Quando voleva questa gattina aveva davvero un bel caratterino!
Dopo l`asino incontrò le bambine che vivevano giusto sulla strada affianco, stavano giocando in strada sull`acciottolato (ogni via di Xico ne è ricoperta) come ogni altro bambino suole fare in questo tranquillo paese.
Quel mattino Galadriel decise di recarsi alla cascata di Texolo, la più grande del villaggio; dalla casa dei soppalchi la si può raggiungere in una ventina di minuti a passo d`umano, ma a passo di felino ci si possono impiegare anche due ore! Dopo i primi cinque minuti camminando tra le tranquille vie del paese le case lasciano il posto ad una bella piantagione di banane semiselvatiche in cui un gatto trova tantissime cose interessanti degne di almeno un paio di minuti d`attenzione: rami, foglie, insetti, lucertole, frutti caduti... ecco perchè ci si può impiegare così tanto tempo per raggiungere la cascata.
Il sole era già allo zenit quando la gattina oltrepassò il piccolo ristorante (che con i suoi profumi di pesce fresco le faceva girar la testa) ed arrivò al belvedere della cascata, quindi si avventurò lungo il ponte di corda che reca direttamente al di sopra della caduta d`acqua. Galadriel si arrampicò sul parapetto e guardò diciotto metri più in basso; i gatti, si sà, non amano l`acqua e, pur apprezzando le grandi altezze ed amando saltare, la nostra amica trovò un pò eccessivo un salto di diciotto metri e per di più con caduta in acqua.
Preferì dunque andare a salutare il simpatico signore che, seduto su un tronco in mezzo agli alberi sul bordo del sentirero, vendeva un liquore di uva silvestre che i suoi padroni apprezzavano moltissimo. È sangue totonaca quello che scorre tra le vene di questo signore ed è la migliore guida della zona: è lui che va a trovare l`uva che cresce nascosta tra gli arbusti ed è sua moglie che produce il delizioso liquore, nessuno come lui conosce queste montagne ed una volta all`anno si reca camminando da Xico fino al Pico de Orizaba, la montagna più alta di tutto il Messico, in un pellegrinaggio di una settimana.
Perchè non recarsi anche alla cascata della Monja? Pensò Galadriel mentre si recava a passo sicuro verso un`altra cascata, più piccola ma pur sempre molto carina che dista solo poche centinaia di metri. Appena arrivata Galadriel si sedette su un masso ad osservare le trote arcobaleno che nuotavano nelle acque della pozza giusto sotto la cascata, Accidenti ai pesci! Così buoni ma così antipatici da vivere nell`acqua! Rimuginò la gattina. Le trote arcobaleno cucinate alla brace avvolte in una foglia di banano sono una delle numerose specialità gastronomiche di Xico.
È in questa pozza che i padroni di Galadriel si recavano così tanto spesso con lo scopo di concedersi a delle belle nuotate rilassanti e purificanti. È propio bello vivere qui! Si diceva la gattina mentre ripensava allo scorrere dei giorni nella casetta dei soppalchi: i suoi tre padroni avevano una piccola bottega dove costruivano tamburi, Galdriel preferiva nettamente quando li costruivano a quando li suonavano ma anche così amava molto i tre ragazzi che si divertivano a cucinare quelle cose così buone e le piaceva quando ogni giorno, la sera, vi era il rituale del film (uno o spesso due) che si guardavano tutti insieme sdraiati su un divanetto...
Ogni tanto i ragazzi scendevano nella vicina città di Xalapa per fare spettacoli o vendere i tamburi e Galdriel restava da sola a fare da guardia alla casetta, ogni tanto i ragazzi ricevevano visita dei loro amici e per la gattina questo significava tante tante carezze da parte dei visitatori.
La giornata fu clemente e non piovve, Galadriel passò il pomeriggio a giocare tra le piante di banane e tra quelle così numerose di caffè, il migliore della provincia e ad un prezzo imbattibile! Solamente all`imbrunire, mentre tornava a casa, si compì un`altra volta l`incantesimo della nebbia che incantò il villaggio di Xico come nella fiaba della gattina felice che ha voglia di tornare a casa, al calduccio, a lasciarsi cullare dall`Amore dei suoi amici.
Eccoli là i suoi amici, propio sulla strada di casa! Ma che fanno? Pensò la gattina. Poi guardò bene e vide che erano sulla soglia della casa della signora che vende i Toritos e i famosi liquori di frutta originari del villaggio. I tre ragazzi stavano salutando la simpatica signora che sempre ti offre un assaggio di due o tre qualità differenti prima di venderti per pochi Pesos la tua bottiglia preferita. Sulla soglia di casa un cartello ci dice: ``Si a mi pueblo Vino y no probò mi Vino... entonces a que Vino?`` (gioco di parole in spagnolo, letteralmente vuol dire: se sei venuto al mio villaggio e non hai provato il mio vino... allora cosa sei venuto a fare?).
Galadriel pensò che se i tre ragazzi si regalavano una bottiglia era perchè gli affari con le pizze, quel giorno, erano andati bene. Che simpatici! Pensò ancora... il fine settimana vendono pizze da asporto e al trancio alla gente del villaggio ed a volte le panche del garage sono piene di persone che aspettano... e che mi accarezzano...
Era propio una gattina felice che viveva in pace e tranquillità così come i suoi tre amici Maurizio, Massimo e Gianluca in un paese, Xico, bello e tradizionale, circondato da bellissime montagne e da una trentina di cascate.
Anche in questo giro non ho voluto mancare una visita al villaggio. Insieme a Michelle, Andrea, Eunice ed una altro paio di amici mi sono recato un`altra volta tra le belle montagne e sono passato a salutare i miei ex vicini.
Di ritorno a Xalapa un altro gioioso incontro: il mio vecchio amico Lautaro (in arte Pirelli) stà vivendo qui a Xalapa dando lezioni di giocoleria. Soprannomminato anche Laucha, questo ragazzo arriva dall`Argentina ed io lo conobbi anni fa lavorando ad un semaforo di Città del Messico. Una volta salutati Andrea ed Eunice io e Michelle abbiamo trascorso qualche giorno nella sua casa che condivide con alcuni ragazzi che hanno un gruppo di percussioni africane chiamato Bakan. A parte i musicisti nel gruppo vi sono anche alcune ballerine, ecco quindi che la sala da ballo della casa (di propietà di una coppia di tedeschi momentaneamente in Europa) è il centro per gli allenamenti e le prove del gruppo.
Una casa di artisti dunque, in perfetto stile Xalapa. La gente di questo posto sono tutte persone interessanti ed interessate (che non è la stessa cosa) ed i giorni che vi abbiamo passato in compagnia sono stati dunque scanditi da piacevoli conversazioni che il più delle volte hanno avuto luogo intorno ad una bella tavola imbandita.
Unica nota dolente del mio soggiorno a Xalapa: Italia-Bulgaria 2-1, Danimarca-Svezia 2-2.
Un italiano incazzato vagava senza darsi pace per le strade della capitale di Veracruz...
I Tlaxcaltechi erano un popolo che occupava, in tempi aztechi, un piccolo territorio situato ad est dell`allor lago di Texcoco. Tre vulcani ne delimitavano i confini naturali, a nord-est la Malinche e a sud-est il Popocatepetl e l`Iztazihuatl (conosciuto come la Donna Addormentata). I loro piccoli possedimenti non ne facevano un popolo nè estremamente ricco e potente ma n ge si trattava nemmeno di gente povera e indifesa; come qualsiasi altro popolo degli altipiani centrali (e non solo) a quei tempi facevano parte dell`immenso impero azteca la cui capitale Tenochitlan arrivó a sfiorare le dimensioni di Roma.
Guerrieri ed imperialisti, gli Aztechi, costringevano i popoli sottomessi a pagar loro salitissimi tributi in cambio di protezione e benevolenza, ma sembra che in questo caso si imbatterono in questa gente, quella di Tlaxcala, affatto soddisfatta di simili attenzioni e ben desiderosa di una pronta vendetta nei confronti degli usurpatori.
Così fu che all`arrivo de los Conquistadores i Tlaxcaltechi non ci pensaron su due volte prima di allearsi con Hernan Cortès contro la gran Tenochtitlan e presero parte importante in quelle battaglie che segnarono la fine delle civiltà precolombiane e l`inizio della triste notte dei 500 anni.
Fù una donna di Tlaxcala, inoltre, che si concesse ad Hernan Cortès e si consacrò come la madre di tutti i meticci. Questa nuova razza che sorse da quell`unione altro non sono se non i messicani come oggi li conosciamo. A quella donna venne attribuito il nome di Malinche (come il vulcano) e il termine malinchista in Messico viene ancora attribuito a qualcuno che non protegge i suoi interessi a favore di uno straniero.
Non è quindi tutta rose e fiori la storia di quello che è, insieme a Colima, lo stato più piccolo della Repubblica Messicana, ma chi è senza peccato che scagli la prima pietra.
Siamo entrati nello stato da est e la prima città che si incontra arrivando in Tlaxcala si chiama Huamantla. Piccola, nè brutta nè bella, ma con una importante tradizione di burattinai ed una festa (la Huamantlada di fine agosto) famosa in tutta la Valle de Mexico.
In questo posto ci stava aspettando Javier, un vecchio amico dei miei tempi tlaxcaltechi, pronto ad aprirci le porte de...
Un`antica hazienda del 1700 dall`aspetto di un castello europeo, completamente ristrutturata e con all`interno camere da hotel a 5 stelle, ristorante di specialità tlaxcalteche, piscina, palestra, campi da tennis e da squash ed una stalla con una decina di purosangue!
Che ci fa il mio amico Javier Zamora in un simile posto? Semplice, ne è il propietario!
Per due giorni e tre notti abbiamo goduto di privilegi che solo l`alta borghesia messicana si può permettere, abbiamo dormito in una bella stanza dallo stile barocco, pranzato e cenato con tutta la famiglia del mio amico serviti da una decina tra cuochi e camerieri ed abbiamo visitato, sotto la guida esperta e sicura di Javier, una manciata di altre haziendas della zona appartenenti ad amici o alla famiglia Zamora stessa.
Completamente deliziati dall`ambiente raffinato di tali mansioni, io e Michelle abbiamo potuto fare un tuffo nella storia de las haziendas ed abbiamo imparato tantissime cose interessanti.
Ad esempio il Pulque: beveraggio ricavato dall`agave con cui si dissetavano i popoli della mesoamerica e che qui in Tlaxcala è famoso per essere il migliore di tutto il Messico. Affianco all`hazienda-hotel, che si chiama La Escondida, vi sono alcune vecchie botteghe dove si preparava il Pulque, Javier mi ci ha condotto e spiegato fino all`ultimo dettaglio e con strumenti d`epoca i procedimenti per ricavare questa specie di succo biancastro, dalla testura un pò bavosa e da un sapore strano... che fermenta naturalmente e che inebria in una maniera molto particolare.
Javier è un ragazzo normalissimo, semplice e un pò matto, vedendolo e conoscendolo non si direbbe mai che sia propietario di simili tesori e che almeno un centinaio di persone lavorano sotto i suoi ordini. Ci ha accolto come un amico ti accoglie e ci ha trattato come un amico ti tratta. Durante le visite alle altre haziendas, Javier si divertiva a presentarci ai lavoratori come imprenditori italiani desiderosi di acquistare un antica mansione tlaxcalteca e rideva come un matto nel vedere l`espressione di stupore del suo interlocutore che credeva ciecamente ad ogni singola parola del Signor Zamora.
Tlaxcala
Dopo aver vissuto per sei mesi in Chiapas e dopo aver viaggiato per tutti i carnevali di Veracruz raggiunsi Melissa, che stava studiando a Tlaxcala, per dividere la sua bella casetta insieme a lei e a Sergio, un ragazzo che frequentava la sua stessa scuola.
A pochi metri dalla casa affittai un piccolo garage che trasformai in bottega per poter lavorare in completa tranquillità ed autonomia ai miei tamburi che sembrasse tutti volessero.
Con Melissa le cose andavano a gonfie vele, era la prima volta che vivevamo insieme e ci divertivamo tantissimo. Entrambi amavamo cucinare ed uno dei nostri passatempi preferiti era propio quello di prepararci guestose cene e pranzetti. Amavamo ascoltare musica bevendo pulque o starcene tranquilli guardando un film. Ho sempre amato stare in casa (quando ne ho una), mi piace la sensazione di sentirmi comodo e di avere intorno a me tutto ciò di cui ho bisogno; Melissa la pensa come me, Sergio invece è una di quelle persone che a casa ci va solamente per dormire; quindi, pur andandoci daccordo, avevo la sensazione di star vivendo solo con Melissa.
Avevamo tanti amici a Tlaxcala, una vera e propia banda di ragazzi scatenati come mai ne ho visti in Messico. Festa, festa e ancora festa. Avevamo la casa piena di gente almeno tre volte alla settimana, gente che era sempre Sergio ad invitare, all`inizio la cosa era divertente ma dopo un pò...
È arrivato il giorno in cui io e Melissa abbiamo detto No! Oggi vogliamo restare tranquilli in casa!
Da quel momento in molti cominciarono a catalogarci come eletisti e presuntuosi ed io e la mia amica potemmo così renderci conto della differenza tra un vero amico ed una semplice conoscenza. Non voglio parlare male di Tlaxcala e delle sue genti, di ogni posto in cui ho vissuto riserbo bellissimi ricordi e la terra del pulque non ne fà eccezzione ma in questo caso ho semplicemente avuto una serie di spiacevoli esperienze con qualcuno... ma per fortuna di veri amici sono riuscito a trovarne altri ed in effetti alla fine eravamo un bel gruppo di fedelissimi a cui anche Sergio faceva naturalmente parte.
Un giorno, tornando da una visita al mio amico Alessandro che viveva ad Amatlan, trovai Galadriel ad aspettarmi; regalo di compleanno da parte di una della più care amiche che ho laggiù. La gattina diventò presto, insieme a Melissa, la mia migliore amica ed addolcì tutte le mie frustrazioni tlaxcalteche. La mia avventura laggiù terminò un piovoso Ottobre quando insieme a Galdriel, Massimo e Maurizio ci trasferimmo in quel di Xico, la gattina tornò poi a vivere con Melissa durante il mio primo viaggio in Canada e restò laggiù fino alla sua completa adozione da parte della più grande bellezza dello stato di Tlaxcala: la dolce Dana.
La terra delle leggende
In un gruppo di amici inseparabili che vivono nella tranquilla Brianza, due ragazzi decisero di partire per un non ben definito viaggio in terra messicana. Una bella festa ed un arrivederci, possibilmente in Messico, salutarono i due avventurieri.
Dopo varie peripezie nella capitale, i due ragazzi partirono all`esplorazione del sud del paese in un viaggio memorabile e pieno di incontri significativi.
Una delle persone da loro incontrate li condusse in un piccolo villaggio chiamato Amatlan de Quetzalcoatl che si trova nello stato di Morelos, appena un`ora a sud di Città del Messico.
2004
Uno di loro rimase a vivere ad Amatlan per quattro anni, l`altro ci fece avanti e indietro continuamente e nel frattempo giunsero altre persone dall`Italia che ebbero tutte modo di dirigere i loro passi verso questo posto ormai divenuto una specie di seconda patria.
Circondato da vari canyon tra le cui rocce si possono distinguere migliaia di figure e personaggi differenti, Amatlan è un luogo di leggende.
Vi si trova una parete di roccia nella quale vi è una crepa che disegna un arco di una quindicina di metri di altezza, si dice che sia una porta che il dio Quetzalcoatl usasse per passare ad un`altra dimensione. Poco più lontano si trova una pozza d`acqua in cui si dice che lo stesso dio venne battezzato. Provenienti da tutte le Americhe intere tribù raggiungono Amatlan in un pellegrinaggio che culmina in grandiose cerimonie di fronte alla Porta o giù alla Pozza.
Il luogo possiede una bellezza unica ed emana una beata sensazione di tranquillità che unita al clima mai troppo caldo e mai troppo freddo per dodici mesi all`anno, ne fanno un luogo ideale per chiunque abbia voglia di starsene in pace e tranquillita per tutto il tempo che si vuole.
Ho portato Michelle a conoscere Amatlan e durante la nostra permanenza abbiamo visitato Coco, una streghetta nella cui casa ho vissuto così a lungo ed Ya, un amico che si occupa di gestire un bellissimo accampamento di Tee Pee giusto di fronte alla Porta di Quetzalcoatl.
Ancora una volta nel corso della mia permanenza, troppo breve per essere significativa, mi sono visto costretto a rivivere il passato.
Io, Alessandro, Massimo, Andrea, Egidio e tanti altri... vogliamo bene a questo posto e gli siamo riconoscenti di tutto ciò che siamo riusciti a farci regalare da lui. Ci torneremo tante altre volte... ad ammirarlo, a viverlo, a trovare gli amici, ma sopratutto ci torneremo perchè laggiù riusciamo sempre a sentirci bene.
Era una giornata di fine estate quella in cui decisi di andare a trovare il mio amico Alessandro, che viveva dall`altro lato dei due vulcani: il Popocatepetl e l`Iztazihuatl.
In quel periodo dell`anno il sole ti scaldava senza farti sudare ed illuminava i pomeriggi senza farti bruciare gli occhi; non vi era vento e tra le fronde immobili degli alberi e sui prati gli abitanti del microcosmo cantavono le loro melodie al giorno così come alla notte.
Ormai da diversi mesi Ale non viveva più nella casa di Coco, ero già stato una volta nella sua nuova dimora propio durante il trasloco ma non mi ricordavo troppo bene dove si trovasse, per fortuna Amatlan è così piccolo che mi ci vollero solo pochi minuti per riorganizzare i miei ricordi e dirigermi verso la Ventana, una spaccatura a forma di finestra sulla punta più alta del piccolo canyon che circonda il villaggio, sotta la quale si trovava la piccola casetta di pietra del mio amico.
Camminando incontro alla Ventana ed osservandone le forme non potei a fare a meno di notare una bizzarra rassomiglianza con la testa di un gorilla vista di profilo ed appoggiata su di un guanciale.
Pur non vivendo poi così lontani io ed Ale eravamo rimasti senza vederci per diversi mesi, entrambi indaffarati nelle nostre faccende e nei nostri progetti, eravamo caduti nella trappola del tempo che ti fà pensare di non averne mai abbastanza per rendere visita ad un amico. Le ultime settimane a Tlaxcala furono per me piene di lavoro ed impegni ma prive di soddisfazioni, sembrava una congiura contro di me quella che il destino stava attuando quasi fosse una forma di dirmi: Svegliati ragazzo mio! E vai a trovare le persone che realmente ti vogliono bene.
Pur apprezzando all`infinito la mia convivenza con Melissa non riuscivo infatti a stringere legami sufficentemente forti con la gente di Tlaxcala e ricercavo inconsciamente dell`affetto laddove non ne potevo avere.
Era con questi arruffati pensieri che intrapresi questo viaggio e tali idee mi accompagnarono durante le quattre ore necessarie a scavalcare i due monti, l`uno addormentato e l`altro ben vivo ed agitato da un continuo nervoso borbottio.
Una volta giunto all`enrata del terreno del mio amico mi fermai alcuni istante a rimirare, su nel colle, la piccola casetta di pietra con il porticato apparentemente deserto; ero emozionato, avevo dei regali per il mio amico e già mi stavo pregustando una bella serata a base di armonia, parole e buon gusto. Mi piacerebbe che Ale fosse da solo in casa, in modo da poter godere dell`intimità necessaria per confrontare le nostre idee, pensieri ed emozioni nella maniera esatta che si addice a due vecchi compagni di viaggio e di avventure.
- Poco male se ci sarà qualcun`altro!- Mi dissi; Mauricio e Roberto, i due ragazzi che convivevano con Ale, erano un pò matti ma simpatici e con Cristal, la compagna del mio amico, sono sempre andato d`accordo. Ripresi fiato, scavalcai il piccolo cancelletto di legno e mi avvai verso la salita che conduceva alla casa.
Sotto il portico non vi era nessuno e non si udiva alcun rumore provenire dall`interno, volevo che non ci fosse nessuno in casa ma non fino a questo punto! Chiamai il mio amico che per fortuna era solamente all`interno, a riposarsi dopo un pomeriggio di lavoro.
Furono come sempre un lungo abbraccio e dolci parole quelle che segnarono i primi momenti del nostro riincontro, che bello riabbracciare un amico... si può forse vivere senza un Amore ma sarebbe insopportabile un`esistenza senza nessuno a cui potersi rivolgere con uno sguardo d`intesa ed un sorriso che dice: Lo sò, ho già capito.
Ale lasciò Amatlan durante l`autunno successivo, quando io già vivevo in Xico. Ci saremmo rivisti ma questa volta sarebbe stato nella casetta dei soppalchi. Il mio amico cominciò a viaggiare per il Messico e quindi si recò in Italia a visitare la famiglia prima di raggiungere un`altra volta me e Massimo per partire tutte e tre insieme alla volta di Montreal.
La mia vita è da una decina di anni costantemente intrecciata a quella di questi due grandi Amici ed a quella di tanti altri ancora; l`ho detto e lo ribadisco: sono una persona fortunata e ringrazio la vita che mi ha brindato la compagnia di così tanti compagni e compagne di viaggio, nominarli tutti è impossibile e sarebbe difficile il compito di rendere ad ognuno di loro il giusto omaggio che si meriterebbero nel loro personale capitolo della storia delle mie avventure.
Era già pomeriggio inoltrato ed Ale era effettivamente da solo in casa, le altre persone che vivevano con lui erano tutte a sbrigare certe faccende a Città del Messico, sembra che le cose cominciarono finalmente a girare per il verso giusto.
Il mio amico mi ricevette con calore e portò un altra seggiola per me affianco a quella che già stava sotto il porticato, ci sedemmo e per alcuni minuti restammo in silenzio. Non era uno di quei silenzi plumbei dove non si sa bene cosa dire e ci si sente imbarazzati, a volte è senza dire una sola parola il modo migliore di intavolare una piacevole conversazione, specialmente quando a parlare al nostro posto è la pace e l`armonia del pomeriggio amatlateca con la piccola collina ed i suoi alberi e la voce degli uccelli e degli insetti.
Avevo portato per il mio amico del tabacco olandese ed un liquore italiano, lui per ringraziarmi portò due bicchieri ed un insalata di Nopales, ovvero foglie di cactus che se pulite dalle spine sono incredibilmente gustose.
Afferrammo ciascuno un ciuffo del buon tabacco aromatico e lo arrotolammo dentro ad una carta per sigarette, cominciammo a fumare tranquillamente e sempre in silenzio sorseggiammo un poco dell`amaro nostrano che ci riempì la gola dei sapori e dei profumi della nostra patria lontana. Ale decise quindi di far girare un disco a noi molto caro: quel the Velvet Underground & Nico che così come il liquore traeva racchiuso in se tali dolci ricordi e fù allora, stimolati dalla musica, che ci abbandonammo ad un armonico flusso di parole che sarebbe riduttivo definire come una semplice chiaccherata.
- Allora, come vanno le cose a Tlaxcala?
- Bene con me stesso, male con tutti gli altri.
Spiegai dunque al mio amico la mia situazione e lui con la delicatezza che solo un amico può avere riuscì in un battibaleno a ridarmi coraggio e a schiarirmi le idee sulla mia esperienza tlaxcalteca che stava effettivamente passando per un periodo non troppo luminoso ma nemmeno abominevolmente oscuro. Alessandro è una persona capace di mettere chiarezza tra i pensieri confusi grazie alla virtù di una grande autostima che riesce a trasmettere alle persone.
La conversazione cadde quindi su di lui, Ale si stava lasciando dalla sua compagna in una separazione pacifica e razionale ma non per questa priva di una grande passione emotiva, non dovetti realmente cercare di rincuorare il mio amico che ben sapeva quale fosse l`introspettivo lavoro che gli spettava; cercai però, come fece lui con me, di porre chiarezza alle sue idee. Una spalla ne sorregge un`altra ed il passo è più sicuro quando ci si sostiene mutuamente.
Se c`è una cosa che non mi piace di Alessandro è che è capace di ascoltare lo stesso disco decine e decine di volte senza annoiarsi! Così dovetti alzarmi io, che amo la varietà, a cambiare i Velvet Underground in favore di un concerto dei Pink Floyd.
Sulle nuove note la conversazione scivilò in argomenti più piacevoli, sempre accompagnati dall`aroma del tabacco e dal gusto delle erbe dell`amaro, all`imbrunire io e il mio amico stavamo rimembrendo i vecchi tempi di quando vivevamo insieme a Massimo e a Cristal sul terreno di Coco, la madre di lei, in una piccola capanna isolata dalla bella casa dalla forma arrotondata, come una torre fiorita nel mezzo della selva.
In quei tempi i miei tre amici erano concentrati sull`arte dell`orificeria mentre io lo ero su quella della scrittura, amo ancora ricordare le notti passate sotto un portico nel mezzo della selva: seduti allo stesso tavolo io e Massimo ce ne stavamo in silenzio ascoltando un vecchio disco dei King Crimson, lui lavorando ai suoi gioelli ed io scrivendo un racconto che si chiamava ``Il Topo Meccanico`` , surreale nei contenuti quanto i disegni che Massi faceva per ispirasi alle sue creazioni in argento. Lavoravamo in una concentrazione assoluta ispirata dalla pace e dell`immensità della montagna sopra di noi; quando il disco finiva la musica della natura sostituiva chitarre e batterie senza che nemmeno ce ne accorgessimo...
Le parole continuavano a disegnare nell`aria dolci dipinti...
- Sai cosa mi disse un giorno Henry mostrandomi i due vulcani? ``Ogni notte affacciati alla porta di casa tua e controlla che tutto sia in ordine, poi vai pure a raggiungere la tua compagna... bisogna sempre tenere gli occhi ben aperti ma non permettere che la veglia della preoccupazione disturbi il tuo sonno.``...
e alla casetta di pietra sotto la Ventana la notte ci sorprese felici e ci festeggiò con tante stelle cadenti.
Spero abbiate apprezzato queste folli letture
``L`uomo uragano`` di Lucie Dufresne: Cristoforo Colombo non fù certamente il primo ad arrivare in America, sembra che i cinesi ed anche un barone del Galles ci siano arrivati prima di lui ed è ormai storicamente comprovata l`esistenza di alcuni antichi insediamenti vickinghi in terra americana. Ma cosa ne direste se l`epopea di un vickingo naufragato in terra tolteca spiegasse la devozione dei popoli preispanici per un dio biondo e barbuto?
Con un dottorato in storia maya alle spalle, questa scrittrice del Quebec propone un romanzo semplice ed avvincente nonchè una teoria assolutamente valida, per quanto fantastica, di un possibile contatto tra popoli così differenti e così affascinanti.
Da questo bel libro ho preso spunto per scrivere il testo dedicato al Tajin.
``L`Adversaire`` di Emanuel Carrier: mentire per diciotto anni alla propia famiglia, ai propi amici, alla propia moglie ed ai propi figli facendosi passare per un importante medico ricercatore, passando a passeggiare nei boschi o stando chiuso in auto in un parcheggio autostradale le giornate in cui i nostri cari ci immaginano a lavorare.
Un`incredibile e veritiera storia, putroppo terminata in tragedia, raccontata con enfasi cinematografica e con una punta di psicologia molto azzeccata. L`autore ha anche compilato una biografia di Philip Dick, personaggio eccentrico e narratore dei vuoti dell`anima umana, colui che scrisse Blade Runner, Ubik e Minority Report.
(cio`che più ho ascoltato nei luoghi da me descritti)
Son de Madera : un buon esempio di Son Jarocho. Mi rendo conto che potrebbe risultare difficile apprezzare e cogliere l`incanto di questa raccolta di canzoni tutte (tranne una) di dominio popolare; se avete voglia di conoscere questa tipo di musica l`esempio proposto da questo gruppo è di altissimo valore; se avete voglia di conoscere la vera magia jarocha... vi aspettiamo a Tlacotalpan il prossimo 2 di Febbraio.
the Velvet Underground & Nico : con la storica banana di Andy Warrol in copertina, questo disco è un pezzo di storia musicale. Il Lou Reed più ispirato guida i suoi Velvet Underground e la voce raffinata e quasi maschile della bella Nico attraverso semplici ma sofisticate composizioni che lo porteranno fino all`olimpo musicale destinato solamente agli artisit più grandi.
Cosa dire di canzoni del calibro di Heroin? Sunday Morning? I`ll be your Mirror? For all Tomorrow`s Parties? Venus in Furs?
Un disco che ha segnato momenti molto significativi della mia vita.
``In the Court of the Crimson King`` dei King Crimson: il primo ed inarrivabile disco di questo gruppo che nel 1969 inventò (insieme ad altri...) il rock progressivo.
Queste composizioni mi hanno fatto sognare durante le lunghe notti ad Amatlan ed hanno addolcito i miei mesi lodigiani, mi hanno ispirato e mi hanno deliziato. Ma ricordi a parte, qui abbiamo a che fare con un lavoro di poseidoniche dimensioni.
Si comincia con 21st Century Schizoid Man, progressiva fino al midollo, si continua con le sinfonie eteree di I talk to the Wind, le atmosfere fiabesche ed epiche di Epitaph, gli accordi magici di Moonchild e quindi si finisce con la title track che racchiude tutti gli elementi presenti nel disco... musica semplicemente importante. Un altra pedina fondamentale del grande puzzle musicale dell`umanità.
Pirati dei Caraibi: se l`avessi visto quando avevo otto anni sarebbe stato senza dubbio uno tra i miei film preferiti. La Walt Disney Picture finalmente offre un lungometraggio che vale la pena vedere anche se non si è più bambini. Con questo non voglio dire che il film non abbia carettersitiche nettamente infantili, ma tutto è così ben curato che pur non essendo un capolavoro si lascia comunque apprezzare. Assolutamente fantastica ed irresistibile l`interpretazione del grande Johnny Deep che da sola vale il prezzo del biglietto.
Il Divoratore di Peccati: lungometraggio senza troppe pretese, spero che in altri luoghi ne abbiano tradotto il titolo in una forma un pò più graziosa. Una sceneggiaturatutto sommato interessante tratta tematiche, ormai di moda, riguardanti i segreti che la chiesa ci stà nascondendo. Un pò di esorcismi ed un personaggio capace di assorbire i peccati di una persona che muore senza aver ricevuto la confessione, rendono il film piuttosto pacchiano e quindi lo consiglierei soltanto a qualcuno che in una noiosa domenica pomeriggio non trova nulla di meglio da fare che guardare un film qualsiasi.
Harry Potter 3: forse l`episodio fino ad ora meglio riuscito delle avventure del piccolo mago. O forse no? Mi è sembrato, comunque, il meno infantile...
Non ho ancora capito se questi films mi piacciono o no... prima o poi dovrò decidermi a leggerne i libri.