L’arrivo a Perth era previsto per le 6 di mattina, la rotta aerea da Hong Kong prevedeva il sorvolo della costa ovest australiana, non appena ha cominciato a sorgere il sole, ho potuto ammirare dal mio finestrino un bellissimo contrasto di colori visto che dall’immensa distesa rossa del deserto si passava all’arancione del sole per arrivare al blu intenso del cielo.

Non appena arrivato mi sono precipitato a prendere il bus per l’ostello; la maggior parte degli ostelli dei ristoranti e dei locali si trovano nel quartiere di Northbridge proprio dietro la stazione. Dopo un breve riposino per riprendermi dal viaggio sono uscito per farmi un giretto a piedi. L’impressione sulla città e’ che deve essere un bel posto dove vivere visto che non fa mai freddo (non ci sono i termosifoni nelle case) c’e’ molto verde e molta tranquillita’, sono arrivato di sabato e il traffico era paragonabile a quello di Milano il giorno di ferragosto, ma turisticamente c’e’ poco o nulla da vedere, oltre al centro pieno di negozi ho fatto un giretto per il Kings Park che e’ un parco botanico dove si possono fare delle belle passeggiate. Nota positiva, i trasporti all’interno della citta’ sono gratis (a dir la verita’ non ho ben capito se la cosa vale solo sabato e domenica o tutti i giorni).

La sera dopo una veloce cena avevo deciso fare un salto in qualche pub per fare conoscenza con i locali, purtroppo un fortissimo temporale me lo ha impedito. Per mangiare ho optato per un locale molto diffuso nelle citta’ australiane, si tratta di una specie di self-service dove e’ possibile gustare cibi di vari paesi (cinese, malese, giapponese, italiano, messicano e via dicendo), la spesa si aggira mediamente sui 10-12 A$.

Il mattino dopo ho deciso di farmi un giro a Freemantle che si trova a circa 20 Km da Perth; questo piccolo paesino e’ famoso perche’ qualche anno fa vi si e’ disputata l’America’s Cup che se non ricordo male e’ stata vinta proprio dagli Australiani. Appena arrivato mi sono fiondato in un bar che mi sembrava molto carino (piu’ che il bar era carina la cameriera!!), dopo aver chiesto se preparavano il cappuccino mi sono sentito rispondere che era stato inventato da loro (mah!!!!); comunque gli australiani sono amanti del cappuccino ed e’ possibile trovarlo un po’ dappertutto.

Anche a Freemantle non c’e’ molto da vedere, il mercato coperto nel centro e un altro dietro la stazione. Quello che vale la pena menzionare e’ un specie di fast food dove si mangia dell’ottimo pesce, ho mangiato 1/2 aragosta con gamberoni e ostriche per 18 A$, si chiama Kaili’s Seafood Takeaway e si trova nella zona del porto. I crostacei e i frutti di mare in Australia sono ottimi e costano molto meno che da noi, le cozze per esempio sono giganti (hanno pero’ un sapore leggermente diverso dalle nostre).

Il lunedi’ mattina ho cominciato quella che probabilmente e’ stata la parte piu’ emozionante del viaggio, in 8 giorni avrei attraversato il deserto fino ad Alice Springs per poi proseguire fino a Darwin, avevo prenotato questa parte del viaggio tramite un'agenzia di Perth, la Travelabout. Il ritrovo fortunatamente era vicino all’ostello, dico fortunatamente perche’ ho cominciato a rendermi conto che la scelta di portare la valigia rigida invece dello zaino non era stata molto felice. Il mio gruppo era composto da 8 persone, non appena sistemati i bagagli e’ cominciata quella che sarebbe stata essenzialmente una tappa di trasferimento quasi tutta su strada asfaltata. Il mezzo che usavamo era un grosso gippone attrezzato di tutto punto per l’attraversamento di zone impervie e con l’occorrente per mangiare e dormire.

Durante il tragitto Roger (la nostra guida) ci ha spiegato che in serata avremmo pernottato nei pressi di Laverton ai margini del Great Victoria Desert, nei 2 giorni seguenti avremmo percorso tutta la Warburton Road (che e’ una pista in terra battuta) fino ad Ayers Rock.

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Arrivati nei pressi del paese Roger ha scelto la radura dove avrei passato la mia notte da Bushman. Una volta scaricati i bagagli e tutta l’attrezzatura abbiamo cominciato a montare il campo e ad accendere il fuoco (faceva decisamente freddo), la caratteristica di questi tour e’ che tutti partecipano alla vita del campo (un po’ come nei boy scout). Dopo la cena consumata davanti al fuoco ci siamo preparati per la notte (la sveglia era prevista alle 4.30), per dormire abbiamo utilizzato un invenzione tutta australiana: lo swag, si tratta di un materassino avvolto in una specie telone in cui infilare il sacco a pelo, all’occorrenza lo swag e’ dotato di una protezione per la testa in caso di pioggia. Tutto sommato ci si sta abbastanza bene e poi che emozione dormire sotto le stelle in mezzo al "nulla".

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La mattina seguente alle 6 avevamo gia’ fatto colazione e stavamo percorrendo la pista, a quell’ora il sole era gia’ alto, infatti in Australia il sole sorge e tramonta molto presto. All’interno del gippone avevo la sensazione di trovarmi su una diligenza, la velocita’ (la media era di circa 100-120 Km/h) e la strada non proprio battuta provocavano un certo "traballamento". Quanto al paesaggio ero circondato solo e soltanto dal bush, ogni tanto si incontravano dei veri e propri boschetti pieni di fiori, guardando piu’ attentamente si scorgevano un’infinita’ di pappagalletti appollaiati sugli alberi. Con una certa frequenza poi incontravamo delle carcasse di auto, Roger ci ha spiegato che i bianchi vendono dei vecchissimi scarcassoni agli aborigeni, questi ultimi non avendo il senso della misura rimangono spesso senza benzina od olio per il motore e quindi abbandonano le auto ai lati della pista, ogni tanto poi passa una specie di gru che le impila una sull’altra (non ho capito perche’ non le portano via).

La seconda sera ci siamo accampati in un boschetto, per cena ci aspettavano gli spaghetti, purtroppo il classico ragu’ era "ucciso" dal mais dal ketchup e schifezze del genere, tutto sommato pero’ (complice anche la fame) li ho mangiati!!!

Mentre si cenava udivamo gli ululati dei dingo, la mattina seguente dopo aver sbaraccato il campo uno e’ venuto a farci visita in cerca di cibo.

Gli unici segni di civilta’ li abbiamo trovati nei 2 posti in cui ci siamo fermati a fare benzina, la prima volta in una fattoria, non ho ben capito cosa potesse coltivare il padrone nel deserto, ho notato pero’ che aveva molti figli!!! La seconda volta in un minuscolo paesino che se non ricordo male si chiama Warrakurna.

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