10° GIORNO

Svegliandomi all’alba, dai finestrini del treno mi sono meravigliato nel vedere come il paesaggio fosse completamente cambiato rispetto alla grande pianura che avevo percorso fin a quel momento.
Iniziavano a intravedersi le prime colline e si susseguivano enormi piantagioni di tè; inoltre, con mio enorme sollievo la temperatura si era assolutamente mitigata.
Arrivato nella caotica cittadina di New Jalpaiguri ho preso un ciclo risciò per percorrere i 5 km che mi separavano dall’autostazione di Siliguri, da dove partono gli autobus diretti alla mia prossima meta, la mitica Darjeeling.
Gli 80 km di strada di montagna sono stati percorsi in circa 3 ore e mezza, attraverso ripide salite, nebbie improvvise, curve strettissime e tranquilli villaggi che si affacciano su panorami mozzafiato; qua e là si scorgevano famiglie di scimmie che guardavano incuriosite il passaggio dell’autobus.
Arrivato a Darjeeling, cittadina inerpicata su un ripido crinale a 2500 metri di altitudine, la prima cosa che ho notato, è la radicale differenza della gente rispetto agli indiani “classici”; qui le persone hanno la pelle molto più chiara, simile a quella dei cinesi, appaiono molto più riservate (e questo non può che avermi fatto piacere dopo 10 giorni di relazioni sociali fin troppo intense…) e i ragazzi e le ragazze vestono e si comportano molto all’occidentale (c’e’ una vera e propria mania degli occhiali da sole a specchio e delle t-shirt delle università americane). Tutto ciò mi ha lasciato alquanto esterrefatto (in maniera positiva, comunque).
Qui a Darjeeling sarei rimasto per qualche giorno, anche per riprendermi dal tour de force dei giorni precedenti!

 

11°, 12°, 13°, 14° GIORNO

Ho passato questi giorni di permanenza a Darjeeling “immerso nella natura”, tra passeggiate, visite a monasteri e stupa buddisti e contemplazioni di magnifici panorami naturali.
La veduta più impressionante la si gode dal belvedere posto nel punto più alto del paese, intorno ad un santuario della dea Kali; a 80 km di distanza (ma sembrano molti meno), in mezzo alla regione del Sikkim si innalza il gigantesco Kanchenjunga, che con i suoi 8598 metri è la terza montagna del mondo. Essa è particolarmente sacra per gli indù e si trova quasi al confine tra Bhutan e Tibet; lo spettacolo è veramente mozzafiato, con la vetta innevata che si confonde tra le nuvole circostanti.

Un’altra veduta spettacolare l’ho goduta dalla Tiger Hill, una collina posta a quasi 3000 metri di altitudine, a circa 12 km dal paese; da qui si possono addirittura vedere (anche se sembrano più dei puntini bianchi all’orizzonte) l’Everest, il Lhotse e il Makalu, altri famosi “8000”.
La cosa più bella, però, di questa collina è…arrivarci; io ho preferito farla a piedi per poter vedere meglio i villaggi che si incontrano per strada e visitare gli enormi gompa (monasteri) buddisti.

In questi posti regna una pace quasi irreale e i monaci si dimostrano sempre molto cortesi con i visitatori, offrendosi di spiegare la storia e l’architettura di questi luoghi e della loro religione.
Molto suggestive sono, poi, le innumerevoli bandierine multicolore che sventolano intorno agli stupa, strane costruzioni simili a piramidi colorate, che segnano i luoghi di culto buddisti (servirebbero per custodire le reliquie del Buddha, quindi non sono concepiti per ospitare persone).
Una mattinata intera l’ho dedicata allo zoo di Darjeeling, inerpicato sulla collina e costruito nel 1958 con l’obiettivo di studiare, conservare e proteggere la fauna himalayana; impressionante per la mole sono gli unici esemplari in cattività di tigri siberiane le quali è stato dedicato un grandissimo spazio che dovrebbe ricostruire il loro habitat (anche se, credo, starebbero meglio in Siberia…); un altro animale rarissimo ospitato nello zoo è il lupo tibetano, che ultimamente si è anche riusciti a far riprodurre, così come i simpatici e piccoli panda rossi.
All’interno dello zoo si trova anche l’Himalayan mountaineering institute, l’istituto di alpinismo diretto per molti anni dal più famoso cittadino di Darjeeling, lo sherpa Tenzing Norgay, il primo uomo al mondo che scalò (insieme a Hillary) il monte Everest. Davanti all’istituto sorge un statua che lo rappresenta, nel punto in cui egli fu cremato nel 1986; l’istituto ospita un interessantissimo museo che raccoglie una quantità di attrezzature alpinistiche d’epoca, foto di scalatori (un’intera bacheca è dedicata a Messner) e montagne, un grande plastico dell’Himalaya e un’intera sezione dedicata ai tentativi di scalata dell’Everest del secolo scorso. 
Uscito dallo zoo mi sono diretto verso quella che è stata la prima teleferica per il trasporto di passeggeri di tutta l’India; per poche Rupie si può “volare” per ben 5 km su bellissime colline coperte da piantagioni di tè fino a raggiungere il minuscolo villaggio di Singlaa Bazar, dove ho avuto la magnifica occasione di visitare una vera fabbrica di “tè di Darjeeling”, scoprendo i “segreti” della lavorazione di questa bevanda famosa e apprezzata in tutto il mondo (addirittura la regina d’Inghilterra si fa spedire direttamente il tè da qui!).
L’ultima mattinata l’ho passata girovagando per il centro di Darjeeling, una piacevolissima e rilassata cittadina fatta di strade scoscese e ripide scalinate che permettono di passare da un terrazzamento all’altro. Ovviamente, poi, non ho potuto fare a meno di acquistare un po’ di tè a prezzi eccezionali (da noi coste almeno 10 volte tanto!).
Verso mezzogiorno, dovendo fare ritorno alla pianura, ho deciso di fare il percorso inverso dell’andata con il fantastico “Toy train” (treno giocattolo), un minuscolo trenino a due vagoni (capacità totale: 30 passeggeri) che costeggiando la strada, e spesso anche attraversandola, mi ha riportato a Siliguri in 8 ore!!! (80 km).

Devo dire che è stato veramente divertente, soprattutto quando si arrivava alle varie stazioncine immerse nei boschi, dove alcune famiglie si improvvisano capistazione cambiando i binari.
Ho passato la notte in un hotel di Siliguri, che si trova a solo un’ora di viaggio dal confine col Nepal, dove sarei andato il giorno dopo.