15°, 16° GIORNO
In questi due giorni ho attraversato mezzo Nepal per raggiungere Kathmandu; il viaggio in autobus è sicuramente un’esperienza elettrizzante da sconsigliare ai deboli di cuore, con autisti completamente fuori di testa che a folle velocità sorpassano altri autobus e camion in strade di montagna dissestate in prossimità di curve cieche (dalle quali può spuntare un altro autobus impazzito!). Se in più ci mettiamo che per tutto il viaggio sono rimasto nella primissima fila, di fianco all’autista, vedendo anche le decine di autobus ribaltati e distrutti sul ciglio della strada, posso giurare che questa è stata una delle più spaventose esperienze della mia vita (ma ripensandoci, a mente fredda, anche una delle più entusiasmanti…).
Il primo giorno ho coperto, in 11 ore, il percorso che dal confine indo-nepalese porta alla bella città di Janakpur (tutta pianura); il secondo giorno ho fatto altre 12 ore di autobus attraverso paesaggi maestosi, nel cuore del Nepal, fino a raggiungere la capitale Kathmandu.
L’altissima strada costeggia la gola del fiume Trisuli, un bellissimo corso d’acqua sul quale passano lunghissimi ponti di corda (tipo quelli di Indiana Jones) regolarmente utilizzati dalla gente locale; ogni tanto si incontrano anche bellissime spiagge di sabbia bianca che fanno pensare più alle Maldive che al Nepal, oppure isolette ricchissime di vegetazione visitabili da chi fa rafting (ho visto molti gommoni che solcavano le acque agitate di questo fiume).
Nel tardo pomeriggio del secondo giorno sono finalmente arrivato a Kathmandu, tanto sognata fin da bambino come la città esotica e misteriosa per eccellenza; le mie aspettative non verranno per niente deluse.
17°, 18°, 19°, 20° GIORNO
Sistematomi in una deliziosa pensioncina condotta da una simpaticissima famiglia di tibetani, ho iniziato la visita della città recandomi nella famosa Durbar square, la principale piazza della città, dove sorge il vecchio Palazzo reale attorniato da decine di stupendi templi molto ben conservati, dalla sommità dei quali, seduti sui gradini, si può osservare il frenetico scorrere della vita locale.
In realtà Durbar square è un insieme di tre grandi piazze; da quella più meridionale parte la storica Freak street, dove negli anni ’60 e ’70 si stabilirono numerosi hippies, che venivano qui alla ricerca di una nuova vita e di…hascisc a buon mercato; oggi è rimasta una via piena di negozi di souvenirs costosi.
La zona più vivace di Kathmandu è sicuramente Thamel, il quartiere dove si trova una quantità impressionante di negozi, ristoranti, hotel e pensioni; qui ci si può facilmente perdere tra le strette stradine che si intersecano in maniera disordinata, ed è il principale punto di incontro di viaggiatori e punto di partenza di alpinisti diretti verso l’Himalaya.
Anche la vita notturna è alquanto movimentata, con diversi locali con musica dal vivo e, purtroppo, decine di spacciatori che importunano continuamente gli stranieri con continue offerte di marijuana, hascisc, ecc.
Molto suggestiva è stata anche la visita al tempio buddista di Swayambhunath, che si trova su una collina che domina imponente l’intera città. Questo tempio è conosciuto anche come il “tempio dell scimmie”, per la massiccia presenza di scimmie che si divertono a scivolare lungo il corrimano della ripidissima scalinata che porta al tempio.
Dopo la faticaccia per arrivare alla sommità della collina, i miei sforzi sono stati premiati dal bellissimo panorama di Kathmandu e delle valli circostanti e dal grande stupa, vecchio di ben 1500 anni. Tutt’intorno ci sono molte ruote della preghiera che vengono fatte girare dai fedeli mentre camminano (sempre in senso orario) intorno alla costruzione, sormontati dalle immancabili bandierine colorate che sventolano dalle corde fissate sulla sommità dello stupa.
Kathmandu mi ha particolarmente colpito per l’incredibile quantità di templi o antichissimi simboli religiosi di straordinaria bellezza; ogni 30 metri si trovano delle porte in legno lavorate che introducono in minuscoli cortili interni dove i bambini giocano sopra queste opere d’arte senza curarsi troppo del valore inestimabile di esse; ecco, credo che questa sia stata una delle cose che più ho apprezzato della città; qui l’antico non è qualcosa che va nascosto e protetto in modo maniacale, ma qualcosa da usare, da vivere.
L’ultimo giorno di permanenza ho noleggiato una bicicletta per andare ad esplorare la Valle di Kathmandu; nonostante che io non sia un gran ciclista, con un po’ di fatica, mi sono lanciato per le stradine che attraversano questi stupendi luoghi naturali e mi sono fermato in diversi villaggi abitati ancora oggi interamente dai Newari, la popolazione più antica del Nepal che ancora oggi rivendica una propria cultura e proprie tradizioni; la gente è di una simpatia e di una gentilezza unica (spesso, vedendomi ridotto quasi a uno straccio non esitava a offrirmi dell’acqua fresca).
Di ritorno dal mio tour della valle mi sono fermato a Patan, che in pratica è la parte di Kathmandu al di là del fiume; è ancora più bella della vicina perché qui il turismo non è così massiccio come nella “sorella maggiore”; inoltre, anche qui, c’e’ una bellissima, anche se più piccola, Durbar square, anch’essa fatta di bei templi e palazzi antichi.
Kathmandu, a differenza delle città indiane, l’ho trovata molto cosmopolita; qui la modernità è apprezzata, mantenendo vive le antiche tradizioni.
La mattina del quarto giorno sono partito dal moderno (ma disorganizzato) aeroporto per ritornare in India, a Delhi, da dove ero partito.