INDIA DEL NORD E NEPAL
5 Ottobre - 4 Novembre 2001

 

1° GIORNO

L’arrivo a N.Delhi è stato piuttosto drammatico, visto che e’ avvenuto all’una di notte, e non avevo prenotato nessuna sistemazione. Così alle 3 sono arrivato alla stazione ferroviaria di Old Delhi dove avrei dovuto aspettare fino alle 5.30 il treno che mi avrebbe portato ad Agra.
Lo spettacolo che mi sono trovato di fronte è stato qualcosa di shockante ed indimenticabile : centinaia, migliaia di uomini, donne, bambini, animali, mendicanti, sadhu, storpi, ecc. ecc. ecc.
C’erano intere famiglie composte da decine di persone che si accampavano nell’ingresso o sulle piattaforme in attesa di treni che sarebbero arrivati con spaventosi ritardi, magari il giorno dopo.
La cosa che più mi ha colpito in quei primi momenti in India è stato il…buio! Ed è, stranamente, una cosa che mi ha poi seguito per tutto il viaggio; quando cala il sole, tutto diventa assolutamente buio, non vedi più nulla, e dove ci dovrebbe essere la luce, come nelle stazioni, non ci si può aspettare di più che una semplice penombra (sempre che non salti del tutto la luce, come spesso accade, e non si sprofondi anche lì nelle tenebre più totali).
Ad illuminare tutto ci sono, però, i magnifici abiti colorati (sari) indossati da ogni donna di ogni casta.
Ormai stanco morto, sono riuscito a fare il mio biglietto, scegliendo, per cominciare a risparmiare da subito, un posto in terza classe (sotto lo sguardo divertito del bigliettaio e di alcuni curiosi che mi dicevano che non avevano mai visto un europeo viaggiare in quella classe).  Ma il prezzo mi allettava talmente tanto (30 Rupie, ca. 60 cent di Euro) che ho pensato: ” ma cosa sarà mai per 3 ore e mezzo di viaggio!!!”.
Così mi sono avviato, saltando e scavalcando un enorme tappeto umano, verso la piattaforma (sempre inseguito da alcuni curiosi che non capivo cosa volessero; credo soprattutto che avessero voglia di divertirsi vedendo la mia faccia all’arrivo del treno! Come dargli torto…)
Con solo mezz’ora di ritardo e’ arrivato il treno, e la mia prima reazione e’ stata prima entusiastica (1° cl. con aria condizionata), poi positiva (1° cl. normale), poi rassegnata (2° cl.) e, infine, in coda al lunghissimo treno, di stupore, terrore, angoscia alla vista della terza classe!!! Non credo che sia possibile spiegarla a chi non ha mai visto un treno indiano, quindi mi limito a dire che più che vagoni, sembravano un misto tra i rimorchi del circo Orfei e la metropolitana di Tokio all’ora di punto (ma i giapponesi lì ci rimangono solo per pochi minuti!).
Ho così avuto la brillante idea (sotto l’occhio sempre più divertito dei miei “ammiratori”) di lanciarmi, a costo di una multa, in un vagone di 2° cl.; e così sono riuscito a partire da quello splendido inferno.

 

2° GIORNO

Dopo tre ore e mezzo di viaggio (e una super multa di ben…2 dollari) attraverso le suggestive e poverissime periferie di Delhi e le campagne dell’Uttar Pradesh, sono giunto ad Agra, una caotica e disordinata città, impreziosita da secoli di gloriosa storia e da quel maestoso gioiello che e’ il Taj Mahal. 
Qui sono entrato subito in contatto con coloro che saranno una costante di tutto il viaggio, i famigerati Rickshaw Wallah, cioè i conducenti di quei calessi tirati da biciclette che sono il modo più economico e divertente per spostarsi nelle città indiane. Appena sceso dal treno sono stato letteralmente assalito da essi, che per prezzi astronomici si offrivano di portarmi nel centro della città (non conoscendo ancora bene le tariffe, non sono riuscito a spuntare un prezzo molto conveniente, ma mi e’ sicuramente servito come esperienza per le future contrattazioni).
I 6 Km che separano la stazione dal centro sono un infinito drittone intervallato da numerosi incroci nei quali vige l’assoluta anarchia, e nei quali ogni volta si invocano mentalmente tutte le divinità conosciute nella speranza di passare indenni dall’altro capo della strada!
Arrivato all’hotel (dove c’era una splendida vista sul Taj Mahal) ho deciso che mi meritavo un meritato riposo (nonostante i 44° gradi di temperatura) nella mia zoo-stanza, in compagnia di strani animaletti simili ad ermellini, agli immancabili gechi sul soffitto (molto amati dagli indiani perché ghiotti di insetti) e, addirittura una scimmia che cercava incessantemente di entrare dalla finestra sprangata (i tetti di Agra sono il paradiso di questi primati).
Ero talmente stanco che ho dormito quasi ininterrottamente per la bellezza di 20 ore!

 

3° GIORNO

Sudato fradicio mi sono svegliato all’alba del giorno seguente; dopo una doccia rigenerante sono partito per la visita della città vecchia, tra odori, suoni e musiche incredibili per chi, come me, non si era mai spinto ad Oriente oltre a Istanbul. Le vacche e l’opprimente caldo tropicale facevano il resto per creare in me una sensazione che stava in equilibrio tra l’incubo e la favola; era qualcosa di grandioso!
Arrivato al Taj Mahal sono rimasto completamente senza parole; la sua grandezza e la sua perfezione vanno oltre ad ogni immaginazione; mi sono accorto che le immagini e le fotografie viste fino ad allora non avevano minimamente reso giustizia ad un tale capolavoro architettonico che sembra essere costruito solo per celebrare la grandezza dell’Islam e dell’impero Moghul , e nient’altro (all’interno, infatti, esso e’ praticamente vuoto).

Dopo essere rimasto per non so quante ore a “contemplare” questa ottava meraviglia del mondo, sono andato a visitare il bel Forte di Agra, una enorme costruzione che sovrasta la città (e che in passato la difendeva), caratterizzata da un colore rosso intensissimo. Dopo aver girato per ore nei mille passaggi del Forte, sono tornato, verso sera, alla stazione, per prendere il treno che mi ha portato alla destinazione seguente, Jhansi, quasi nel cuore dell’India.

 

4° GIORNO

Da Jhansi ho preso uno scassatissimo autobus Tata che attraverso una vegetazione lussureggiante e un’infinità di minuscoli e vivissimi villaggi di contadini mi ha condotto in uno dei più incredibili luoghi che avessi mai visto, Khajuraho. 
Questo paesino immerso nella giungla tropicale ospita uno dei più grandi complessi artistico-religiosi del mondo (secondo forse solo ai templi si Angkor in Cambogia), composto da decine di enormi templi indù costruiti mille anni fa dalla gloriosa dinastia dei Chandela, che regnò incontrastata per 500 anni, prima dell’arrivo dei Moghul.

 

La cosa più incredibile è la concentrazione di costruzioni in uno spazio così ristretto e in una zona così poco abitata (il paese e’ un tranquillo villaggio di 7000 abitanti, che, nonostante la massiccia presenza turistica ha mantenuto un’atmosfera molto rilassata e piacevole).

I templi sono conosciuti anche grazie alle magnifiche sculture erotiche che adornano ogni millimetro delle pareti; dopo l’iniziale sorpresa e imbarazzo, si riesce ad apprezzare la perfezione e la fantasia di queste figure, rimanendo esterrefatti per la totale assenza di freni inibitori che doveva caratterizzare una cultura così antica e tradizionalista come quella indù di mille anni fa.

Sono rimasto particolarmente colpito, poi, dall’interno dei templi, caratterizzati dalla scarsissima luce, dalle bellissime statue e dal fortissimo odore di incenso e di fiori che si respira, dovuto ai doni offerti ai vari dei dai fedeli indiani (puja).