NUOVA CALEDONIA

 

Sono ormai passati cinque anni e continuo ad avere dei flash che mi rammentano quei giorni meravigliosi passati in Nuova Caledonia.

Partenza da Milano il 27 ottobre 1995 tanta curiosità, tanta speranza e tanta paura. Previsti due mesi di permanenza e forse la decisione di restarci.

I primi giorni sono serviti per orientarci; e abbiamo girovagato un po' per Noumea, niente di speciale. Vale sicuramente una visita al porto e, al mattino presto, al mercato. Nei dintorni c'è un bellissimo acquario con pesci di ogni tipo, alcuni rarissimi.

La capitale, Noumea, è molto popolata e anche abbastanza caotica se confrontata con ciò che si incontra allontanandosi da essa. Per girare l'isola grande ci vuole circa una settimana e basta un'auto normale, noleggiamo una Opel Corsa e partiamo. Comincia l'avventura! Ogni sterrato che porta sulla costa è nostro e dopo aver costeggiato recinti di bestiame e frutteti si arriva immancabilmente alla spiaggia, rigorosamente deserta e piena di conchiglie. Ragazzi che snorkeling!! Tutto quanto si vede, flora e fauna, è grande il doppio del normale, quando non è una specie a noi sconosciuta. Madrepore, coralli, tridacni... Arcobaleni subacquei.

La settimana passa velocemente, l'isola grande merita solo per i fondali, a livello paesaggistico non dice molto. Il nord dell'isola è zona mineraria. Stiamo rientrando, mancano solo 150 km. e ... sorpresa, c'è lo sciopero del 'bac', la zattera che traghetta le auto sul fiume. Che fare? Tornare indietro non si può, abbiamo quasi finito la benzina e il distributore più vicino è subito oltre il traghetto, non abbiamo neppure nulla da mettere sotto i denti. Decidiamo di passare la notte a digiuno e in macchina. Parcheggiamo sul ciglio della strada. Siamo soli, è buio e si sentono i rumori più strani. I pensieri non possono che essere lugubri. Dopo qualche minuto qualcuno bussa al finestrino, io salto per aria e quasi urlo. E' un 'kanak', cioè un locale, che vuole sapere cosa ci facciamo lì. In un francese misto al suo dialetto, ci ordina di portare l'auto lontano dalla strada e ci indica un prato in riva al mare. Poi ci chiede di scendere, noi lo seguiamo, io tremante, e ci porta nella sua casa. Ora è tutto chiaro, abbiamo incontrato una persona gentile che, invece di lasciarci dormire in mezzo alla strada, ci offre il suo giardino. E invece no. Siamo invitati anche a cena e davanti alla nostra ritrosia, non vogliamo disturbare, si offende, siamo costretti... ad accettare. Ci raccontano un po' della loro vita. Il nonno che è quello che ci ha chiamato, vive con le due figlie e i nipotini. Gli uomini stanno tutta la settimana a Noumea a lavorare. Vorrei lavarmi le mani, la padrona di casa mi accompagna in cucina dove ci sono tre vasche in pietra, comunicanti fra loro, una più bassa dell'altra. La prima, la più pulita, serve per cucinare, la seconda per lavare, la terza per lavarsi le mani, man mano che si usa l'acqua questa viene travasata nella vasca sottostante per essere riutilizzata. Io sono l'ospite quindi, secondo lei, ho diritto ad usare la prima vasca. Ci offrono una splendida zuppa di pesce e frutta fresca. A fine cena vorremmo tornare in macchina per la notte, ma le sorprese non sono finite. I bambini corrono da una camera all'altra ridendo, con i loro cuscini tra le braccia, e senza che neanche ce ne accorgiamo è già stato preparato un letto anche per noi. Ma ci si può credere? Se non l'avessi vissuto, io non ci crederei.

La vita in Nuova Caledonia è molto cara, durante la visita dell'isola ci siamo dissanguati per dormire nei vari resort. Quindi al mattino mi è parso abbastanza corretto cercare di dare dei soldi (indelicato, ma forse gradito) per ripagare di vitto e alloggio. Niente da fare ci regalano una papaia e delle magliette prodotte da loro.

A Noumea ci aspetta il favoloso ostello, i gestori sono simpaticissimi.  Si decide di partire per l'ile des pins, prendiamo una nave cargo e dopo un viaggio molto scombinato arriviamo a destinazione. Ormai ci siamo attrezzati con una tenda e qualche pentolino, quindi siamo autonomi. Ci spennano meno. Lo sbarco all'ile des pins avviene al tramonto, a piedi raggiungiamo la spiaggia di Kanumera e tratteniamo il fiato, spiaggia di sabbia bianca compatta, un angolo paradisiaco. Piantiamo la tenda fra due palme e comincia la nostra vita da Robinson Crosuè. Volendo, c'è un negozio dove vendono qualcosa da mangiare, ma trattasi di scatolette di infima qualità. Gli abitanti hanno l'orto e il pollaio. Per mangiare bisogna rimboccarsi le maniche o meglio mettersi a mollo. Tutto il giorno in acqua per pescare. Alcuni giorni va di lusso. Aragosta, calamari o pescetti vari alla griglia. Altri giorni chi non pesca non mangia e a letto senza cena. I kanak sono comunque molto gentili e ci lasciano prendere i cocchi freschi dalle palme, a volte ci regalano degli ananas. Sapori sconosciuti. Un cileno che vive sull'isola ci ha preso in simpatia e tutti i giorni si informa per sapere se abbiamo pescato; nei giorni di magra toglie un pesce dal freezer e ce lo regala. E poi arrivò Guillaume, il kanak più chiassoso, dolce e simpatico mai esistito. Quando scopre che siamo italiani diventiamo i suoi protetti. Lui ha abitato alcuni anni in Svizzera e conosce alcune località del varesotto che gli so descrivere. Gli brillano gli occhi al pensiero della sua gioventù passata in Francia. Giocava nella squadra di pallone di Parigi. E' lui che mi insegna a pescare i calamari con la lenza a mo' di lazo. E' lui che ci porta alla festa intertribù, siamo gli unici bianchi presenti, e vediamo le tribù gareggiare nella corse nei sacchi, in vari giochi campestri, nel calcetto e a bocce. Alla sera il pilou, la danza kanaki, alla quale partecipiamo ben volentieri.  Decidiamo di tornare a Noumea per organizzare la visita di almeno una delle isole della lealtà. Sono quattro. La più bella, a quanto ci raccontano i locali nei pub di Noumea, è Ouvea, ma ci viene sconsigliata perché a volte ci sono disordini fra locali e forze dell'ordine che sono francesi, essendo la Nuova Caledonia un territorio d'oltremare francese. Un episodio di alcuni anni prima in cui ha perso la vita un turista ci fa decidere per una delle altre tre isole. Lifou è la più grande, Tiga la più piccola. Si decide quindi per Marè. Viaggio in cargo per 11 ore. Una massacrata. Ma ne vale la pena. Marè è una bellissima isola, con tanto verde, molti fiori, calette splendide ed un'immensa barriera corallina. Viviamo una settimana d'incanto, con i soliti abitanti gentilissimi che si prodigano nell'offrire quanto hanno. Su una spiaggia incontro una donna che, mentre gli uomini pescano crea oggetti con le foglie di palma. Mi insegna, ed insieme costruiamo una cesta e due cappelli che, naturalmente, mi riporto in Italia e conservo gelosamente. Giusto per spezzare l'incantesimo e sfatare il mito, a Marè mentre sono sola, incontro un gruppo di ragazzi, completamente ubriachi alle 9 del mattino, che mi scambiano per francese e vogliono addirittura picchiarmi. Poi uno di loro deve aver capito e, con una scusa, mi ha salva consegnandomi ad alcune donne in un villaggio tra le cui braccia posso lasciarmi in lacrime. E meno male che non siamo andati ad Ouvea...

Non è stato un incontro sfortunato come se ne possono fare ovunque. Il problema dell'alcolismo è molto sentito, insieme alla intolleranza verso i francesi, che si sono impadroniti della terra altrui e hanno avuto anche l'arroganza di portare la 'civiltà'. Un popolo, credo sia opinione di molti, deve avere i suoi tempi e soprattutto la libertà per crescere e scoprire, digerire i cambiamenti. A volte, in questa mia vacanza, ho pensato agli indiani d'America.  Dopo questo episodio, ho cominciato ad avere nostalgia della più tranquilla ile des pins e quindi siamo ripartiti per Noumea per poter tornare sull'isola e riabbracciare i cari amici.  E arrivò Natale, il giorno di Natale. Che tristezza svegliarsi con il sole e in costume da bagno. Ma io sono abituata alla neve a Natale!! E' la nostalgia di casa che si fa sempre più fitta. Solo stando lontani dai nostri cari e dal nostro Paese ci se rende conto di quanto siano importanti. Quindi, con tanto affetto per questo paese, che mi ha ospitato con tanta generosità e con tanto calore, serenamente nel gennaio 1996 ritorno all'ovile.

Nouvelle Caledonie, sarai sempre nel mio cuore. 
Paola