29°, 30°, 31° GIORNO

Delhi è una caotica ed inquinatissima metropoli di 10 milioni di abitanti; ma tanti sono i luoghi di interesse, a partire dal gigantesco Red fort, un forte costruito in epoca Moghul le cui mura si estendono per ben 2 km con un’altezza massima di 33 metri.

Al suo interno decine di costruzioni ricordano il glorioso passato dell’India, ma ancora oggi i vari primi ministri vengono qui per fare i discorsi più importanti alla nazione.
Sempre qui, si trova un bel museo che ripercorre la storia dell’indipendenza dell’India dall’impero britannico.
In questi giorni di permanenza a Delhi, comunque, più che la visita di monumenti ho preferito passeggiare “a caso” per la città per vedere in modo più approfondito la vita reale indiana in una città di tali dimensioni. 
Il caos è totale, ma molto caratteristico, nei piccoli bazar si vende di tutto ed è molto divertente assistere alle instancabili contrattazioni tra venditori e compratori.

Andando verso New Delhi tutto cambia; le strade si allargano e si cominciano a vedere addirittura dei palazzoni che potremmo quasi definire grattacieli.
Il cuore di questa zona è Connaught place, una immensa rotatoria delimitata da una serie di edifici colonnati bianchi, molto simili tra loro; qui sono ospitati negozi costosi, McDonald’s, banche, uffici vari, ecc. Pur nella sua occidentalità, ho trovato molto interessante vedere un tentativo indiano di modernità, che però conserva comunque qualcosa di tradizionale.
Una visita la merita anche la Jama Masjid, considerata la più grande moschea dell’India; le dimensioni sono impressionanti, così come i regolari richiami alla preghiera del muezzin che si diffondono per vari chilometri di distanza.
Nella notte tra il 3 e il 4 novembre ho preso un taxi che mi ha portato all’aeroporto dove mi aspettava l’aereo per l’Europa.

 

CONCLUSIONI E INFORMAZIONI PRATICHE

Ho trovato l’India e il Nepal due paesi straordinari per bellezze naturali e artistiche, ma ciò che più mi ha colpito sono state la vita e la cultura, così diverse dalla nostra in tutti i loro aspetti.
Ammetto di aver condensato troppe cose (errore piuttosto comune per chi visita questo “continente” per la prima volta) in poco tempo; soprattutto all’inizio ho dovuto “correre” un po’ troppo, avendo poco tempo per approfondire certi aspetti di alcuni luoghi; d'altronde la voglia di vedere più cose possibili era tanta, ed ora so, nel caso di un futuro viaggio, in quali luoghi tornare, quelli che più mi hanno affascinato.
I primi giorni sono stati sicuramente i più difficili per una serie di motivi: ci vuole un po’ per imparare a rapportarsi nel modo giusto alla gente ed hai costumi locali (una volta sono rimasto imbambolato per alcuni secondi con il braccio teso per stringere la mano alla moglie di un signore conosciuto sul treno, prima di capire che in India questa è una pratica assolutamente tabù tra sessi diversi); il caldo in certi posti (sommato allo smog) è davvero micidiale e ci vuole un po’ per abituarsi; servono alcuni giorni (e alcune fregature) per cominciare a capire che tutti i commercianti, i taxisti o i conducenti di risciò cercano di fregarti sparando cifre spropositate e quindi comprendere i prezzi reali delle cose. 
A parte queste cosette iniziali consiglio a tutti di partire senza troppi pensieri e VIAGGIARE! 
Ovunque si va, ci sarà sempre qualcuno che verrà a fare domande, a chiacchierare o a chiedere se si ha bisogno di aiuto (immagino che viaggiando soli, come ho fatto io, le possibilità siano ancora maggiori).
Quasi tutti gli indiani conoscono bene o male un po’ di inglese, anche se, spesso, risulta molto difficile da comprendere visto l’accento e la pronuncia (ad esempio quasi nessuno dice la lettera “F”, quindi si sentirà dire “pipty” invece che “fifty”, cosa che potrebbe disorientare anche il più inglese degli inglesi!).
Io ho sempre cercato di ignorare il più possibile i famigerati procacciatori di hotel, ristoranti o trasporti, che in certi casi possono diventare veramente seccanti (soprattutto quando salgono sugli autobus in prossimità di una meta turistica; dopo un po’ di esperienza riuscivo a riconoscerli da un km di distanza e semplicemente facevo finta di non capire una parola di inglese…).
I trasporti sono uno dei pezzi forti di un viaggio in India; i treni, seppure in perenne ritardo, tutto sommato funzionano bene e il sistema di prenotazione (farla sempre con largo anticipo nel caso di treni notturni!) è piuttosto funzionale. La seconda classe è molto più economica della prima ed è altrettanto comoda; in più, i treni, sono una delle migliori occasioni per conoscere gli indiani e le loro abitudini. La grande forza delle ferrovie indiane è che si arriva veramente dappertutto! In Nepal, invece, non esiste un sistema ferroviario.
Ancora più bello è viaggiare in autobus; la lentezza dovuta alle frequentissime fermate e la scomodità dei veicoli sono premiate dalla possibilità di passare attraverso i villaggi più tradizionali e remoti con la frequente possibilità di scendere per fare un breve giretto per mangiare qualcosa. Il mio consiglio è, se possibile, di andare sempre nella prima fila, a fianco dell’autista, per stare un po’ più larghi e per potere godere appieno dei paesaggi circostanti (e vivere esperienze da “mi è passata davanti tutta la vita in un secondo”…).
I ciclo-risciò sono il modo più economico per girare le città (anzi, andare a piedi costa ancora meno…), anche se bisogna stare molto attenti ai guidatori che faranno di tutto per spillarvi più soldi possibili (parola d’ordine: fermezza nelle proprie decisioni!).
Un altro dei lati migliori di queste zone è il cibo, sempre buono, a buon mercato e servito con razioni molto abbondanti. Unico neo, per gli amanti della carne, è la quasi assoluta mancanza di un’alternativa al pollo (peraltro servito in centinaia di modi diversi, sempre buoni). Non sto a dilungarmi oltre su questo argomento anche perché ho provato talmente tante cose con nomi diversi che non saprei nemmeno cosa consigliare! Il consiglio è di provare tutto anche solo vedendo un nome che piace (nell’estremo nord dell’India e in Nepal, particolarmente gustosa è la cucina cinese).
Per quanto riguarda il capitolo alloggi, io ho sempre preferito le sistemazioni economiche (da 100 a 200 rupie, da 2 a 4 $), e ho sempre dormito in camere doppie con bagno. Mi sono presto dovuto abituare alla presenza di diversi piccoli “compagni di stanza”, che, comunque, non mi hanno mai creato alcun problema, anzi, dopo un mese da solo mi facevano anche compagnia!
Gli incontri con indiani o altri viaggiatori sono tra i ricordi più belli del mio viaggio; si incontra gente di ogni tipo (dal pastore protestante americano che da 6 anni vive in un villaggio del Punjab con tutta la famiglia, al ragazzo sikh che voleva sposare la mia ragazza per ottenere la cittadinanza italiana e venire a vivere a casa mia…, dal vecchietto giramondo tedesco che gira da anni l’Asia solo con l’aiuto dei suoi piedi, allo studente universitario indiano che conosce l’Italia meglio di me senza esserci mai stato…ecc. ecc. ecc.). In India non si è mai soli (forse per questo nascono tanti asceti ed eremiti che si rifugiano in luoghi sperduti!).
La spesa del viaggio è stata quasi irrisoria; il capitolo spese maggiore è il viaggio aereo (600 € con la KLM), invece tra alloggio, cibo, acqua, trasporti, spese varie (acquisti personali e regali) sono rimasto tranquillamente nei 15 € al giorno (450 € in un mese). Tot. 1000 € o poco più.
Conviene portare con sé dei dollari americani e cambiarli man mano nei vari uffici di cambio sparsi per tutta l’India. Per comunicare con l’Italia ho sempre usato la posta elettronica; ci sono connessioni internet, infatti, un po’ dappertutto, ed è molto economico (a Delhi per un’ora di connessione si spendono 10 rupie, circa 20 centesimi di €).
Se qualcuno avesse bisogno di altre informazioni più dettagliate, non esiti a scrivermi al mio indirizzo.

Buoni viaggi a tutti

Matteo Azzani
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