I CENOTES MESSICANI

 

 

Nel periodo Permiano (oltre 220 milioni di anni fa) la penisola dello Yucatan, che attualmente separa il Golfo del Messico dal Mar dei Caraibi, era completamente coperta dalle acque così che coralli e sedimenti vari accumulatisi nel corso del tempo hanno contribuito a formare una vasta piattaforma di rocce calcaree.
Con il passare delle ere geologiche questa area si è innalzata sul livello del mare tanto che, durante l’ultima grande Era Glaciale, quando il livello delle acque era oltre 100 metri più basso di quello attuale a causa dell’intrappolamento dell’acqua sotto forma di ghiaccio, le piogge hanno avuto tutto il tempo di erodere le rocce calcaree contribuendo a formare un enorme ed incredibilmente fitto sistema cunicoli  e caverne sotterranee.
L’acqua, defluendo, sgocciolando e successivamente evaporando, ha poi creato uno stupefacente paesaggio fatto di stalattiti e stalagmiti dalle forme e dalle dimensioni estremamente varie, dalla delicatezza di un merletto all’ampiezza di una cattedrale. Con lo sciogliersi dei ghiacci, verso la fine dell’era glaciale, l’acqua ha poi invaso progressivamente, allagandolo completamente, questo intricato sistema composto da grotte e passaggi.
Successivamente la vegetazione, crescendo fitta come una giungla, ha completamente invaso tutta la zona dello Yucatan, contribuendo a sigillare e nascondere per oltre 10.000 anni ciò che era stato con così tanta pazienza e maestria creato dalla natura. All’epoca dei Maya, e siamo così infine giunti nel nostro millennio, le volte di numerose grotte erano ormai crollate da tempo, aprendo dei pozzi più o meno ampi su questi fiumi sotterranei. A quel tempo i Cenotes, che in spagnolo significa proprio pozzi, venivano usati prevalentemente come preziose fonti di acqua dolce, ma recenti ritrovamenti archeologici rinvenuti dragando il fondo di alcuni di questi passaggi (prevalentemente ossa umane, gioielli e suppellettili varie gelosamente custoditi presso il museo precolombiano di Città del Messico), hanno dimostrato che i cenotes sono stati anche teatro di cruenti per quanto suggestivi riti religiosi, poiché vi venivano periodicamente gettati, e lì lasciati affogare, numerosi prigionieri di guerra e giovani vergini, probabilmente per rendere onore al Dio delle grotte .
La leggenda, infine, narra che a quel tempo l’acqua non avesse completamente invaso tutti i cunicoli, pertanto almeno alcuni di essi fosse possibile percorrerli in canoa, come sembra abbia fatto una notte il Riverito Oratore di Cobà per rapire la figlia del Governatore di Tulum, della quale pare si fosse perdutamente innamorato. Affascinati da tutte queste premesse ed accertatici che fosse possibile effettuare delle immersioni, abbiamo pensato che non era possibile non andare a dare un’occhiata di persona…..

TRATTO DA: UN TUFFO NELLA LEGGENDA di Sergio Discepolo e Manuela Bonacina.

 

Le nostre immersioni

 

Su consiglio di Marco Maccioni, ci siamo appoggiati ad un diving di Tulum, cittadina sul mare praticamente al centro della zona dei cenotes, gestito da Gunnar Wagner, tedesco, e dalla moglie messicana: l’AKTUNDIVE.

Il diving fa un tutt’uno con un piccolo albergo e ci siamo trovati molto bene; l’ambiente è amichevole, la cucina buona e le camere pulite ed economiche (30 dollari a notte la doppia) tenendo conto che i prezzi in Messico non sono in generale particolarmente vantaggiosi.

Gunnar e i suoi collaboratori si sono specializzati nelle immersioni speleo e offrono la possibilità di corsi Padi, Nitrox e Iantd.

Al primo briefing, ci informano subito che esistono due tipi di immersioni nei cenotes: il CAVERN DIVE e il CAVE DIVE.  Come Cavern intendono un immersione svolta al massimo a 60 metri dall’uscita diretta in superficie, e non richiedono particolari brevetti, mentre come Cave dive intendono le vere e proprie immersioni speleologiche, con attrezzatura tecnica (a quanto ho visto: bibo 12+12 nitrox, torce 60W con tre ore di autonomia, fili d’arianna ecc..).
Le immersioni nei cenotes sono molto suggestive, e, per noi abituati ad immergerci al mare, il dover camminare in mezzo alla foresta con l’attrezzatura addosso…fa un certo effetto.
Quello che si vede qui fa ben capire a cosa ci si trova di fronte: un buco o una piccola grotta.

Questo in particolare è LA CALAVERA (teschio) anche chiamato Temple of Doom, uno dei più belli in assoluto.

Ci si tuffa facendo un salto di quasi due metri in un’acqua cristallina – la visibilità orizzontale supera i 60 metri – in acqua dolce, e si trovano subito stalagtiti e stalagmiti, colonne, cascate solidificate di calcare.. ma ad una profondità di circa 10 metri ci si trova di fronte l’alloclino, cioè il cambio da acqua dolce ad acqua salata, sempre cristallina, ma fa molto effetto il passaggio perché rende la vista sfocata, aumenta la temperatura di tre/quattro gradi e si sente una spinta verso l’alto a causa dell’aumentare della galleggiabilità.  Al di sotto dell’alloclino, cambia anche il paesaggio: le pareti diventano bianche e frastagliate come un merletto e si ha l’impressione che l’acqua salata “sciolga” il calcare.

Le profondità che si raggiungono sono “tranquille”, non abbiamo mai superato i 18 metri, ma la maggior parte delle caverne si svolgono sui 7/10 metri, e la temperatura dell’acqua è sui 25°.

Per quanto riguarda la pianificazione delle immersioni, le guide adottano la regola dei Terzi: un terzo dell’aria per l’andata, un terzo per il ritorno e un terzo di scorta per le emergenze : quando il primo arriva a 80 bar si risale!  Comunque tutte le immersioni che abbiamo fatto erano superiori a 50 minuti.

In totale abbiamo fatto 7 immersioni: il Car Wash chiamato così perché fino a qualche anno fa ci andavano i tassisti a lavarsi le macchine… per fortuna adesso non più.

Il Gran Cenote, forse il più bello in assoluto, caratterizzato dalle pareti bianchissime (tanto bello che lo abbiamo fatto due volte)

Il Dos Ojos, dove abbiamo fatto due immersioni, bellissimo, 

il Casa Cenote, molto particolare in quanto è in comunicazione diretta col mare, ci abbiamo trovato un barracuda e una murena,

il Calavera, di cui ho già scritto.

 

Le immersioni nei cenote sono piuttosto care,  50 dollari una e 90 la doppia, ma ho visto che gli altri diving hanno prezzi superiori (65 e 110 la doppia).

Anche per questo motivo abbiamo deciso di fare di solito un immersione sola al giorno; il resto della giornata lo passavamo in una spiaggia praticamente deserta a fare un po’ di snorkeling, prendere il sole, o guardare i pellicani che  pescavano…insomma una vitaccia !