Sono le 4.15 di lunedì 22 novembre 2004 e siamo in partenza per Nizza, comincia una nuova avventura di viaggio. La grande novità è che quest’anno si viaggia al di fuori del periodo natalizio con grande risparmio economico sul volo (700 € invece dei 1200 richiestici per il periodo di punta). Alle 7.00 ci imbarchiamo sul CRJ della Air Nostrum con destinazione Madrid. Nella capitale spagnola abbiamo circa 4 ore di attesa per prendere il 747 dell’Iberia delle 12.05 che ci porterà a Miami. Dopo un volo molto tranquillo arriviamo a Miami nel pomeriggio e, tra un controllo passaporti ed un altro, le pratiche di immigrazione comprensive di impronte digitali di entrambi gli indici (un dito di Monica si rifiuta di lasciare la sua impronta e intanto la coda si infittisce!) e fotografia del volto, attendiamo le 19.32 per il volo dell’American Airlines per San Josè. Arriviamo alle 21.30 ora locale dopo circa 22 ore di viaggio (comprese le 7 di fuso orario), siamo distrutti; attendiamo i bagagli, uno zaino è arrivato, dell’altro per ora nessuna traccia. Dopo qualche minuto spunta solitario anche se da un altro nastro, è andata bene anche questa volta, c’è tutto. Passiamo le formalità burocratiche per l’immigrazione tra cui il controllo ai raggi x del bagaglio…. strano, non lo abbiamo mai fatto in entrata in un paese del centroamerica.
Cerchiamo subito un taxi “arancio”… ci dicono che sono quelli “ufficiali” e, come ci aveva scritto Cecilia, la proprietaria dell’albergo che abbiamo prenotato dall’Italia vista l’ora tarda in cui saremmo arrivati, diciamo all’autista che vogliamo andare all’Hotel Pacandè ad Alajuela e che paga l’hotel. Sulla Lonely Planet leggiamo che è un posto discreto, la stessa cosa ci ha confermato Giorgio, un ragazzo italiano che vive in Costa Rica nella stessa città. Giorgio, con la sua gentilezza e disponibilità, ci è stato utilissimo nel pianificare il viaggio. Lo abbiamo “rimorchiato” su internet. Arriviamo all’hotel ma sembra che la nostra prenotazione non ci sia…. dopo alcune telefonate il ragazzo della reception ci fa strada nel dormitorio a 8 letti (non c’è nessun altro) e ci fa accomodare per la notte. L’hotel non è il massimo (meno male che doveva essere discreto!), la camera ha il bagno privato (se lo volgiamo chiamare bagno!) e l’acqua calda ma è un po’ squallida e non pulitissima, forse un po’ poco per 35 USD anche se comprensivi del taxi dall’aeroporto a qui e della colazione.
[Martedì 23 novembre] Stravolti dalla stanchezza e dal fuso orario riposiamo poco e alle 6.00 siamo già in piedi. Facciamo le telefonate di rito a casa per dire che siamo arrivati e andiamo a fare colazione. Il tizio del mattino è molto gentile, chiacchieriamo un po’ con lui, ci conferma l’orario del bus per Fortuna e ci consiglia di andare in banca a cambiare un po’ di Colones per le piccole spese. Alle 8.00 la banca è aperta, senza problemi cambio 200 USD di T.C. (cambio 452,68). Tornato in albergo, lasciamo le riviste che abbiamo portato per Giorgio (misera ricompensa per tanta disponibilità… ma forse per chi vive lontano da casa è molto!) che passerà a ritirarle e ci avviamo verso la fermata dell’autobus che si trova in avenida Central dopo la pompa di benzina della Shell. Di giorno Alajuela non è malvagia, ieri sera era deserta e non ci aveva fatto una grande impressione. Alla fermata telefono a Giorgio per salutarlo e dirgli di andare a ritirare le riviste, lui è sempre gentilissimo, ci augura buon viaggio e spera che il Costa Rica ci piaccia. Alle 9.30 arriva il bus, non è male, paghiamo 2700 Colones a testa fino a Fortuna (130 km). Il viaggio dura circa cinque ore, il tempo è molto variabile, sole, nebbia, pioggia. Il panorama è mozzafiato, vediamo delle cittadine e molti villaggi, delle valli bellissime….. i costarricensi non sembrano passarsela male. Arriviamo finalmente a Fortuna nel primo pomeriggio. Prendiamo una camera alle Cabinas Las Tinajas, un posticino discreto, 25 USD per la doppia con bagno con acqua calda. Lasciamo i bagagli e andiamo a mangiare, abbiamo una fame! Ci fermiamo sulla strada principale (che poi è il cuore del paese) in una Soda dove mangiamo discretamente per 2700 C. Io assaggio il primo casado (pollo, fagioli neri, riso, insalata di cavolo e platano fritto) della vacanza (il primo di una lunga serie… qui non si fa che mangiare casado!). Dopo esserci rifocillati perlustriamo il paese per farci un’idea di come impiegare il pomeriggio e cosa fare l’indomani. Ci sono molte attività da fare tra le quali il Canopy (ma noi lo vorremmo provare a Monteverde dove ci dicono che è super!), la gita al vulcano Arenal, le terme ecc.
Purtroppo come accade quasi sempre, ci dicono, la giornata è nuvolosa e il vulcano è immerso nella nebbia, pare che pochi fortunati riescano a vederlo, pare anche che noi non siamo fra quelli! decidiamo di “consolarci” con una gita alle terme di Baldì (quelle di Tabacon molto decantate dalla guida pare abbiano perso popolarità, oltre ad essere molto più care. Ci facciamo portare in taxi (1000 C) alle terme dove si paga l’entrata di 10 USD a testa per tutta la giornata. Lo stabilimento termale consiste in una serie di 10 piscine di acqua calda che va dai 64 ai 42 gradi. Nella prima è impossibile resistere, si riesce a fare un bagnetto ma poi si deve ripiegare per quelle più “fresche” perché la temperatura dell’acqua è insopportabile. La piscina più bassa è dotata di banco bar con i sedili a mollo e i camerieri che preparano cocktail dal lato asciutto. Il tutto contornato da piante e fiori di ogni tipo e una meravigliosa vista, o meglio intuizione, sul vulcano Arenal (certo… è una cosa un po’ da turisti ma vi assicuro che dopo 22 ore di viaggio è un’ottima soluzione!) . Dopo alcune ore di assoluto relax acquatico torniamo in Hotel per una doccia e cena. Abbiamo deciso di non tentare nemmeno la visita al vulcano, riproveremo forse con il Poas alla fine del viaggio visto che si trova vicino a San Josè e di prenotare il trasporto jeep-boat-jeep per Monteverde. In autobus infatti bisogna cambiare una volta e ci vogliono circa 6/7 ore, ce lo sconsigliano, mentre in questo modo ci impiegheremo “solo” 3 ore e magari sarà anche più carino. Abbiamo comprato i biglietti all’agenzia Parada (di fronte alla fermata dei bus) che si vanta di avere i prezzi migliori della città. In effetti le terme di Baldì le vendono tutti a 12 dollari (direttamente allo stabilimento termale il prezzo è addirittura di 17 USD!) e il trasporto dai 18 ai 21 mentre qui lo fanno pagare 15 USD, le stranezze di questi Paesi…… A cena andiamo al Lava Rocks Cafè, ceniamo abbastanza bene con 5500 C e, dopo una breve passeggiata, andiamo a dormire, siamo molto stanchi, speriamo di dormire bene questa notte. Ripensandoci… non riusciamo MAI a dormire bene durante i nostri viaggi in centroamerica e infatti…. Questa notte siamo in buona compagnia…. Alle 2 del mattino qui cominciano a cantare i galli… (i galli alle 2 del mattino?…. ma io sapevo che cantavano con il sorgere del sole…. Bha!).
[Mercoledì 24 novembre] Ci alziamo di buon’ora dato che alle 8.30 ci vengono a prendere con il minibus; facciamo colazione e una breve passeggiata per qualche fotografia al vulcano che questa mattina presto si vede quasi sgombro di nuvole. È uno spettacolo ed è vicinissimo, si nota anche un pennacchio di fumo dal cratere. Puntualissimi siamo sul minibus che passa nei vari hotel a raccogliere i turisti.
Nei sedili dietro di noi ci sono due ragazze che parlano una strana lingua: sono sicuramente europee, ma non riesco a capire di dove, sembrano parlare un misto di tedesco e olandese e una delle due (forse ha capito che siamo italiani) dice anche una frase nella nostra lingua. Costeggiamo il vulcano e ci dirigiamo con il minibus verso la Laguna Arenal, un lago artificiale creato con una diga per scopi idroelettrici; arriviamo alla fine della diga dove c’è l’imbarcadero e ci accomodiamo sulle lance.
Il panorama tutto attorno è stupendo, la vegetazione lussureggiante, il viaggio è piacevole e in circa 30 minuti siamo sull’altra sponda. Saliamo nuovamente su dei minibus e iniziamo il lento e “disagevole” viaggio verso Monteverde: la strada non è asfaltata e non lo sarà fino a destinazione (scopriremo poi che l’asfalto non è proprio di casa qui…purtroppo). Ci vogliono più di due ore per percorrere una trentina di chilometri a passo d’uomo, ci consoliamo con il panorama che è bellissimo, ci sono molti pascoli con vacche libere di pascolare e che sono grasse la metà di quelle europee, ai pascoli si alternano tratti di foresta. Arriviamo a Monteverde (per la precisione a Santa Elena) e vediamo che la famosa Pensione Santa Elena viene presa letteralmente d’assalto da tutti i turisti arrivati da Fortuna. Sembra sia un posto molto gettonato qui dai viaggiatori fai da te! Noi allora decidiamo di provare all’Hotel Colibrì dove prendiamo una doppia molto spaziosa con un bellissimo bagno per USD 25 a notte. L’hotel è molto carino, aveva ragione la guida a dire che sembra un po’ di essere su un albero. Alla pensione S. Elena ci andiamo dopo a chiedere informazioni sulle escursioni. ci sono molte agenzie e molti procacciatori in giro (un po’ come a Fortuna), ma qui hanno fama di essere molto bravi. Parliamo con Shannon, una texana che vive e lavora in Costa Rica da un paio d’anni (scopriremo poi che il giorno dopo avrebbe rilevato la gestione del posto), è informatissima e ci spiega un sacco di cose. Ci consiglia di fare il Canopy la mattina presto (poi vengono le nuvole sennò come farebbero a chiamare la foresta Bosque Nuboso!) con la Sky Trek che pare essere la compagnia migliore. Ci consiglia anche l’escursione notturna nella foresta perché è facile avvistare gli animali e, per il pomeriggio, ci suggerisce di andare con il bus fino alla riserva e poi tornare indietro a piedi. Detto fatto! andiamo a prendere il bus che con 1 dollaro a testa copre i 5/6 km di strada sterrata in mezz’ora fino all’ingresso del parco naturale. Ci mettiamo in cammino e subito incontriamo la galleria dei colibrì di cui parla al guida. Non è superlativa ma vale la pena vederla: una serie di mangiatoie riempite con acqua zuccherata attira un numero immenso di colibrì di tantissimi colori e dimensioni diverse, un vero spettacolo. Arrivano a mangiare con il classico ronzio e succhiano il nutrimento sospesi in aria, tenuti su dal loro frenetico battito d’ali. Facciamo un sacco di fotografie visto che questi uccelli hanno dei colori fantastici; fotografiamo anche un uccello diverso dai colibrì, sembra più una specie di passero, ha trovato dell’acqua al centro di una bromelia e si fa tranquillamente il bagno.
Proseguiamo il percorso e arriviamo alla famosa Lechera, un caseificio dove fanno un milk shake da urlo (non mancate di provarlo!!). Ancora qualche chilometro e siamo finalmente a Monteverde. Vogliamo tornare da Shannon a prenotare il canopy per domattina e la gita nella foresta per questa sera. Come al solito la pensione è piena di gente, è un posto non troppo ordinato e pulito, un po’ per “fricchettoni”, ma l’atmosfera è piacevole e sembra essere l’ombelico si Santa Elena. Prenotiamo e paghiamo le escursioni e chiediamo come poter raggiungere Playa Tamarindo, che sarà la nostra meta successiva. Shannon ci dice che con il bus bisogna partire alle 6.30 e cambiare sull’Interamericana, in tutto ci vogliono circa 7/8 ore. In alternativa c’è Interbus a 38 USD o si può noleggiare un minibus per 8 persone a 120 USD se troviamo da dividere con altri turisti, ci penseremo. Rientriamo in albergo a riposarci un paio d’ore e alle 20 siamo di nuovo davanti alla pensione per andare nella foresta. Percorriamo alcuni chilometri in jeep e arriviamo Bosque Eterno de Los Niños, una riserva gestita senza fini di lucro, che è stata realizzata con il contributo dei bambini di tutto il mondo; il biglietto di ingresso è di 15 USD e i soldi ricavati servono alla conservazione ed estensione della zona protetta. Ci spiegano che qui spesso della foresta se ne fa un utilizzo indiscriminato per ingrassare le tasche di qualcuno e ci piace l’idea allora di contribuire anche noi invece alla sua conservazione. Purtroppo progetti come questi sono piuttosto osteggiati e difficili da realizzarsi.
La foresta di notte è molto suggestiva per via dell’oscurità e del silenzio in cui siamo immersi. Ogni tanto la guida ci dà delle spiegazioni o ci indica con la sua pila degli animali da avvistare. Veniamo subito accolti da una bradipo che giace appollaiato proprio sopra le nostre teste. Vediamo un serpente giallo/verde che dorme su un albero, una rana grande quanto l’unghia di un mignolo e completamente trasparente, un tucano appollaiato che dorme, le tarantole nelle loro tane nella terra e l’insetto stecco che si mimetizza fingendosi un ramoscello. Il percorso non è faticoso, non fa freddo e non ci sono neanche zanzare. E’ un’esperienza da provare, anche se in effetti non sono molti gli animali che avvistiamo. D’altra parte non bisogna avere l’aspettativa distorta che questi stiano lì ad aspettarti al tuo passaggio, ma comunque vale la pena. Torniamo a Santa Elena e andiamo a cena da Bernardo’s, un discreto ristorante. Stremati dalla giornata andiamo a letto presto, domani ci aspetta una interessante avventura.
[Giovedì 25 novembre] Ci alziamo presto perché alle 7 si parte per il Canopy (45 USD a testa compreso lo Sky Walk) che inizia alle 7.30, il tempo non è il massimo, ci sono delle nuvole ma non molto minacciose, d’altronde qui a Monteverde pare ci siano sempre. Arriviamo sul posto e subito ci fanno indossare le imbracature da montagna e ci consegnano caschetti da alpinista e guanti (l’equipaggiamento rilascia strano odore! Diciamo che probabilmente non è molto PULITO….). Dopo un po’ di spiegazioni sul funzionamento del canopy percorriamo il sentiero per arrivare al primo cavo, uno dei primi tre definiti di apprendimento. Siamo di nuovo in compagnia delle due ragazze con cui condividiamo involontariamente il viaggio, questa volta scattano le presentazioni, sono Nicole e Franziska dalla Svizzera tedesca (ecco che lingua era quella che sentivamo parlare sul minibus), sono in vacanza in Costa Rica per un mese. Nicole parla bene italiano perché ha fatto l’Erasmus a Firenze. Mentre ci presentiamo sentiamo un'altra ragazza che ci chiede se siamo italiani, lei è Victoria, è londinese e parla italiano perché ha vissuto a Como per alcuni anni, è in Costa Rica con Angela, anche lei londinese. Dopo alcune chiacchiere comincia l’avventura vera e propria, siamo un po’ in apprensione perché non è proprio cosa da tutti i giorni lanciarsi nel vuoto in mezzo alla foresta attaccati con una carrucola ad una cavo di acciaio teso. La sensazione è meravigliosa, dopo la paura iniziale si provano delle emozioni molto intense, alcuni passaggi sono molto lunghi, a destra, a sinistra e sotto si vede la foresta fittissima lasciare posto a panorami di vallate verdissime. È pura adrenalina! I cavi si fanno man mano più lunghi e ad altezza maggiore dal suolo, ma ormai c’è confidenza col mezzo e le sensazioni sono solo positive. L’unico momento un po’ critico è la salita della torre di 24 metri con un vento fortissimo. Gli ultimi tre cavi li facciamo in coppia a causa del vento forte, c’è anche tanta nebbia ma il panorama si riesce a vedere lo stesso abbastanza. L’arrivo del circuito dei cavi (dura circa 2 ore) è su una piattaforma molto alta da terra. Ora riconsegniamo l’attrezzatura e siamo liberi di fare lo Sky Walk, che sarebbe un trekking ad anello in mezzo alla foresta attraversando dei ponti sospesi per avvistare gli animali e ammirare la foresta. Siamo in compagnia delle nostre nuove amiche alle quali proponiamo di dividere il minibus per Tamarindo, sono d’accordo, al nostro rientro a S. Elena andremo a prenotarlo, per ora godiamoci la camminata. Il percorso è molto bello, le passerelle si snodano nella foresta che è veramente lussureggiante, gli alberi sono tutti ricoperti da piante rampicanti e bromelie, vediamo due bei branchi di scimmie ragno di cui una con il piccolo sulla schiena, facciamo un po’ di fotografie anche se la distanza è notevole e le scimmie si muovono da un ramo all’altro nascondendosi spesso. Continuiamo a camminare e avvistiamo diversi tipi di uccelli ma non molto colorati, poi inizia a piovere, MOLTO, rimaniamo in compagnia delle svizzere sotto l’acqua. La pioggia è intermittente ma copiosa e noi siamo senza mantelle perché ci avevano detto di tenerci leggeri per fare il canopy. Meno male che siamo quasi alla fine e possiamo rientrare nella reception del parco per rifocillarci e aspettare la navetta per S. Elena. Mangiamo pranzo alla Soda Central (4100 C) ma il posto è bruttino e il cibo non è molto buono, anche se consigliata dalla guida. Il pomeriggio lo passiamo a bighellonare per S. Elena scrivendo le cartoline e passando un po’ di tempo sulla terrazza di un caffè. A cena siamo da Morphos dove mangiamo bene senza spendere una fortuna, facciamo due passi e, prima di andare in hotel, passiamo dalla pensione a vedere se c’è qualcuno con cui fare due parole. Troviamo Nicole, Franziska e un ragazzo canadese che era con noi al canopy e che domani ritorna a casa. Chiacchieriamo un po’ con loro e prendiamo gli ultimi accordi per il trasporto del giorno dopo. Andiamo a dormire, siamo stanchi e domani si parte alle 8 per Tamarindo con il minibus.
[Venerdì 26 novembre] Dopo una bella dormita riposante andiamo alla panaderia di fronte alla banca di cui ci hanno parlato ieri sera i ragazzi, facciamo una abbondante colazione per 1300 C e andiamo a recuperare gli zaini. Puntualissimo il minibus arriva alla pensione Santa Elena dove ci dicono che pagheremo solo 15 USD a testa perché hanno trovato altre due persone che vanno a Tamarindo (questi due ragazzi ci diranno poi di avere pagato 25 USD a testa, ma nessuno di noi ha capito il perché).
La prima parte del viaggio è su strada non asfaltata a passo d’uomo. Da Las Juntas in poi la strada è pavimentata e il percorso si fa più sopportabile anche se fa molto caldo, siamo scesi dalle montagne e più andiamo verso l’Oceano più sale la temperatura. Ci mettiamo circa 4 ore per percorrere i 200 chilometri per arrivare al mare. Siamo a Tamarindo in tarda mattinata, fa un caldo allucinante, il nostro autista ci scarica in centro (!!!) e se ne va. Lascio Monica con gli zaini e mi incammino con Nicole e Franziska alla ricerca di un hotel. Vaghiamo un po’ per la strada principale di Tamarindo alla ricerca dell’Hotel Mono Loco, abbiamo letto sulla guida che è un buon posto (anche se la descrizione non rende giustizia, la sistemazione è molto più carina di quanto dicono) non molto caro per il posto in cui siamo. Contrattiamo un po’ con la proprietaria e ci accordiamo per due doppie per due notti con ventilatore e bagno privato (con acqua calda) al prezzo di 33 USD a notte. Il posto è molto grazioso, ristrutturato di fresco, le camere carine con un bel bagno, c’è anche una piccola piscina. Vado a recuperare Monica che in un bar ha conosciuto la prima barista italiana di Tamarindo (ce ne sono molti), ci dissetiamo con una carissima! limonata e ci dirigiamo zaini in spalla verso l’albergo con un sole impietoso sulla testa. Ci sistemiamo in camera e poi usciamo a fare un giretto ma soprattutto a cercare un posto dove mangiare. Andiamo sulla spiaggia e ci sediamo da Pedro’s dove mangiamo abbastanza bene a base di pesce per 5100 C. Trascorriamo il pomeriggio tra la spiaggia (che non è speciale) e il paesino che ci lascia alquanto insoddisfatti, ci aspettavamo un posto carino tipo la Playa del Carmen di metà anni 90 e invece questo è un paese senza capo ne coda, con strada polverose e non asfaltate, con pochissima illuminazione pubblica, infrastrutture inesistenti e condomini e hotel di pregio in mezzo al fango. Qui tutti vengono per fare il surf (soprattutto gli americani), sembra che faccia tendenza! ma noi non abbiamo visto nemmeno grandi onde che meritino il viaggio (ci chiediamo se il surf non sia per il Costa Rica un grande spot ad uso e consumo delle frotte di americani che arrivano e portano i dollaroni)…. noi non siamo interessati a questa disciplina, siamo qui per fare un po’ di mare e per cercare di fare l’escursione al parco delle tartarughe. Andiamo alla banca perché stiamo finendo i soldi; c’è una coda terribile e decidiamo allora di prelevare con il bancomat allo sportello ATM (dall’estratto conto in Italia scopriremo che ci è anche convenuto in quanto il dollaro si è ulteriormente indebolito con l’euro, ritiriamo 100.000 C per 169 Euro). Adesso che abbiamo la pancia e le tasche piene ci dedichiamo a capire qualcosa di questa cittadina dall’urbanistica molto incerta. Reperire informazioni è abbastanza difficile, rispetto a Santa Elena e Fortuna, dove le agenzie abbondavano, qui non se ne vedono proprio, forse il turismo qui è di tipo diverso. Chiediamo informazioni in un paio di agenzie che incontriamo lungo la strada per l’escursione delle tartarughe, ci rispondono che costa 48 USD a testa e comunque per i due giorni seguenti non c’è posto. Avevo letto su internet e sulla guida che il prezzo era di 26 dollari, qualcosa non quadra! Cerchiamo altrove ma non sembra facile, troviamo un tizio che affitta motorini e vende escursioni che ci chiede 28 dollari, ma quando telefona per prenotare non trova posto: siamo un po’ scoraggiati, siamo venuti qui apposta…. Decidiamo allora di telefonare al nostro hotel e chiediamo alla signora Silvia se può prenotarci lei l’escursione. Ci risponde di si, ma cerca in tutti i modi di dissuaderci perché le hanno riferito che vedere le tartarughe è difficile, l’attesa è lunghissima e anche nel caso dell’avvistamento bisogna stare a 50 metri di distanza!….decidiamo di chiederle comunque di informarsi e INSPIEGABILMENTE domani notte pare ci sia posto a 26 USD a testa! (bravo chi riesce a capirci qualcosa!?). Gironzoliamo un po’ sulla spiaggia, scattiamo qualche foto e decidiamo di provare ad andare a Playa Conchal domani, autobus permettendo (pare ci voglia molto tempo e come al solito gli orari non si capiscono bene). Stiamo in spiaggia fino al tramonto. Dopo un riposino in hotel usciamo per la cena, abbiamo deciso di andare al ristorante Pachanga che si trova sotto l’hotel Mamiri (quello dell’italiano dove avevamo telefonato). Mangiamo bene, ma il conto è un po’ salato: 11000 C.